Mancano circa 180 giorni a ottobre, mese che “ospiterà” il tanto atteso referendum costituzionale, quello che, tanto per intenderci, determinerà non solo la riforma della Carta Costituzionale ma probabilmente anche il futuro dell’attuale governo, che già si stanno scaldando i motori dei vari partiti politici, movimenti e associazioni, tra favorevoli e contrari. Sul banco degli imputati, almeno in prima istanza, troviamo la proposta di legge Boschi che in Parlamento non ha ottenuto la maggioranza dei voti e che, qualora dovesse passare, comporterà innanzitutto l’abolizione del bicameralismo perfetto e la conseguente riduzione del numero dei parlamentari, oltre che l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre un referendum. Ma dietro questo referendum, che secondo qualcuno metterebbe al repentaglio la democrazia, in realtà c’è molto di più. Ci sono le rivendicazioni relative al mondo del lavoro e al cosiddetto Jobs Act, le annose questioni della pressione fiscale e delle pensioni, le sanzioni alla Russia cui il nostro Paese partecipa e che al nostro Paese hanno provocato ingenti perdite valutabili in miliardi di euro, sino ad arrivare alla complessa questione delle unioni civili, dell’utero in affitto e delle politiche familiari.
Insomma, c’è proprio di tutto e i prossimi mesi promettono veri e propri scontri di fuoco. Per il Presidente Napolitano, intervistato dal Corriere della Sera, “se vince il no per le riforme è finita” e si rischia di mettere in discussione il cammino europeo dell’Italia in un momento di “grave crisi dell’unità europea e del processo di integrazione”. Non è dello stesso avviso il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, che – dopo aver indicato “Re Giorgio” come colui che ha svenduto l’Italia all’Europa, inventato la prima disastrosa legge pro-clandestini, essersi inventato i governi (non eletti) dei suoi amici Monti, Letta e Renzi – lo ha invitato a godersi la sua ricca pensione a non disturbare.
Come non ricordare, poi, la piazza dell’ultimo Family Day nella quale campeggiava con forza lo striscione “Renzi ci ricorderemo”. I promotori di quella imponente manifestazione – ovvero i promotori del Comitato difendiamo i nostri figli che si batte anche contro l’ideologia gender – sono pronti a sfruttare proprio il referendum di ottobre per manifestare al segretario del Pd tutto il loro disappunto, promettendo una vera campagna per il no che dovrebbe partire ufficialmente il 28 maggio attraverso un evento a Roma. Intanto Renzi, come riportato dal Corriere, per la campagna per il referendum costituzionale sta pensando di mobilitare niente meno che l’ex consulente di Barack Obama, Jim Messina, affidandogli “le sorti della propria strategia comunicativa e propagandistica”.