Speculazione filosofica a parte, quando sono i dati a parlare, e quando questi dati fotografano una realtà che, piaccia o non piaccia, corrisponde al sentire comune, allora non è più nel mero ambito della indagine che ci si muove, ma in quello della vita quotidiana.
La Calabria è tra i dieci territori dell’Unione europea con il più alto tasso disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel 2015, pari al 65,1%. Il dato, fornito dall’Eurostat e diffuso dal sito dell’Ansa, è spaventoso ma, quel che peggio è che, all’interno di quella classifica, la Calabria si colloca al terzo posto, alle spalle niente di meno che di due enclave spagnole che sono situate in africa, ovvero Ceuta (79,2%) e Melilla (72%). E poiché le cattive notizia non vengono mai sole, alla nostra terra si uniscono altre due regioni italiane, la Sardegna e la Sicilia, rispettivamente col 56,4% e col 55,%. Il tutto quando la media europea è pari al è al 20,4%.
A ciò s’aggiunga inoltre che quella che da molti viene indicata come una potenziale piccola svizzera continua a mantenere, invece, il più alto tasso di disoccupazione in Italia, pari al 22,9%, il doppio della media nazionale (11,9%) e più del doppio della media europea (9,4%).
Insomma, se il Mezzogiorno d’Italia si contraddistingue complessivamente per un altro triste (e tutto sommato prevedibile) primato, condiviso peraltro con un altro “Mezzogiorno” – quello europeo – che completa la graduatoria con altre quattro regioni spagnole e tre greche, la Calabria si colloca al primo posto del podio dei record negativi nazionali.
Tutto questo con buona pace di coloro che ancora si ostinano a negare che ci sia un progetto politico rivolto a preferire lo sviluppo economico del Nord Europa e che attribuiscono le deficienze dell’Italia meridionale a sole colpe specifiche del nostro territorio. Queste sicuramente non mancano, è inutile negarlo, come altrettanto sicuramente non mancano le gravi responsabilità della nostra classe politica, incapace di difendere le esigenze della nostra terra, prona a qualsivoglia imposizione estera e inadeguata a formulare piani di sviluppo strategico.