Anche al Sud – seguendo lo stesso andamento che sta caratterizzando il resto del Paese – i primi mesi del 2016 non hanno regalato notizie positive sul fronte assunzioni rispetto agli stessi mesi dei due anni precedenti. Secondo quanto diffuso dall’Inps, nel biennio 2016/2015, il complesso delle assunzioni ha fatto registrare un calo rilevante, pari a -18,4%, superando la media nazionale che si è fermata a -15%. Restano ancora forti, pertanto, le differenze con il Nord-Ovest e il Nord-Est che hanno fatto registrare, rispettivamente, -12,5% e -11,8%, mentre il centro si è fermato a -17,5%. Peggio di noi soltanto le isole (20,8%).
Esaminando più da vicino i dati forniti dall’Inps si evince, infatti, che nel periodo considerato – gennaio-febbraio – sul fronte dei contratti a tempo indeterminato il Sud è passato dai 63.787 del 2014 ai 71.128 del 2015 sino a retrocedere pesantemente ai 46.783 del 2016, facendo registrare un calo, nel rapporto tra quest’anno e quello precedente è pari a -34,2%. Discorso analogo per i contratti a termine che hanno toccato quota 92.032 nel 2014 per poi scendere agli 88.956 del 2015 fino agli 82.931 del 2016. Per quanto riguarda i contratti di apprendistato, la musica con cambia, considerando che si sono attestati a quota 3.751, rispetto ai 4.535 di due anni or sono.
Il complesso delle trasformazioni (apprendisti trasformati e/o rapporti a termine in contratti a tempo indeterminato) sempre nel periodo 2016/2015, ha fatto registrare un sensibile -6,7%. In diminuzione sono risultate anche le cessazioni in tutti e tre gli ambiti considerati (-9,6%, -4,8% solo le cessazioni dei rapporti a tempo indeterminato)
Non v’è dubbio che il balzo del 2015 sia dovuto – proprio come sottolinea l’Inps – all’effetto dell’esonero contributivo triennale. Fenomeno, questo, che ha riguardato in particolar modo il mese di dicembre, che era l’ultimo mese per usufruire di tale misura. Proprio in questa fase sono stati raccolti i dati più importanti nei diversi settori. Nel periodo immediatamente successivo, infatti, i dati economici sono tornati a (ri)presentarsi in percentuali negative.