Una commissione di 12 esperti di polizie dei vari paesi Ue, Australia, Canada e Usa, hanno lavorato insieme per due settimane presso il quartier generale Europol a l’Aja per mettere a punto le procedure e condividere i dati per identificare e salvaguardare i minori. Lo scopo fare emergere un “fenomeno sommerso ma molto diffuso”.
Sul database dell’Interpol denominato International Child Sexual Exploitation, sono state caricate oltre 250 sequenze riguardanti abusi sessuali di minori contenuti su file di immagini e video, nel quale sono state aggiunte altre 300 sequenze a serie di immagini riguardanti singole vittime già esistenti nello stesso database. Il Direttore dell’Europol, Rob Wainwright, ha dichiarato che “Il problema che stiamo affrontando è globale, e richiede una risposta altrettanto globale attraverso la sinergia tra Istituzioni, partner privati e società civile”. “Oggi esistono gli strumenti e la tecnologia per combattere efficacemente l’abuso di minori online; ecco il motivo delle azioni di coordinamento che rappresentano una risposta in tal senso. Ma dobbiamo fare di più, ed è per questo che spingiamo tutti i Paesi ad utilizzare gli strumenti e le reti messi a disposizione da Europol, per lo scambio di informazioni e consentire così che ogni singolo caso possa pervenire ad una conclusione positiva. In questo modo si potranno identificare le vittime e assicurare i loro abusanti alla giustizia”.”La Victim Identification Taskforce è un eccellente esempio di cooperazione internazionale che utilizza le ultime tecnologie per proteggere i minori in tutto il mondo. La formazione di un gruppo di esperti nella identificazione delle vittime, ha spiegato Steven Wilson, Direttore dell’European Cybercrime Centre (EC3), serve a sviluppare le tecniche e le strategie investigative, per fare in modo che vengano adottate in tutti i Paesi e garantire così che i nostri minori siano protetti dagli abusi”. Alla luce della notizia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione da sempre impegnata anche nella tutela dei diritti dell’infanzia, chiede che anche l’Italia utilizzi gli strumenti e le reti messi a disposizione da Europol per prevenire e contenere la pedofilia e la pedopornografia. Sono questi fenomeni sommersi ma diffusi piu’ di quanto dicano i numeri ufficiali. Il vero allarme e’ legato ai luoghi degli abusi, il 90% degli avvengono in famiglia, e a chi li compie, in gran parte sono commessi da padri e nonni. Il 68% di chi subisce abusi sono femmine. Oltre a questo c’e’ il fenomeno del turismo sessuale nel quale l’Italia e’ al primo posto con 80mila viaggi l’anno. In continuo aumento sono poi la pedopornografia e la pedofilia online.
c.s. – Sportello dei Diritti