Non sorprende che sia ignorato il diritto dell’opinione pubblica di conoscere la ragione per la quale il Prefetto di Cosenza, nel 2013, stilò una relazione che indusse il Ministro degli Interni ad archiviare la pratica di scioglimento del comune di Rende per infiltrazioni mafiose, nonostante buona parte dei suoi amministratori, già all’epoca, si trovasse ristretta nelle patrie galere con pesantissime imputazioni. Non resta, dunque, che prendere atto del disinteresse verso l’abbraccio tra la ‘ndrangheta ed i pubblici amministratori Rendesi manifestato dalla Commissione Antimafia, che annuncia il suo ritorno in Calabria. Non in quel di Rende, come era lecito attendersi, bensì a Locri ed a Reggio! Questo è il vulnus alla Democrazia prodotto dall’occupazione delle Istituzioni in funzione della tutela degli interessi dei partiti di appartenenza; questa è la cifra della perdita di credibilità che lo Stato subisce nel degrado che ormai attanaglia la politica distante dalla gente comune. L’on. Bindi siede su una poltrona occupata anche grazie ai discutibili voti assicuratile da un certo PD, e tale evidenza, unitamente all’imbarazzo provocato dallo tsunami rendese al segretario regionale dello stesso partito (che è pure componente della Commissione Antimafia), spiega lo strabismo di cui risente l’ineffabile calendarizzazione dei lavori della Commissione Antimafia. Coincidenza vuole che a breve si voterà per le amministrative a Cosenza, ed in Calabria si dice che “Rende non esiste senza Cosenza”. Ma Cosenza è anche la città di un’altra componente piddina dell’Antimafia. Solo chi ha a cuore le sorti del PD può ignorare lo sconcio rendese per ritornare dopo tanto tempo a far capolino in riva allo Stretto, una “due giorni” appunto, giusto il tempo di prendere atto delle macerie provocate con lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria. Che sulla sconcertante vicenda di Rende il potere preferisca chiudere gli occhi, non è novità, come non è un caso che da più parti gli oltre dieci lustri di Commissione antimafia vengano archiviati nella categoria dell’inutilità. Se davvero, quella annunciata dall’Antimafia a Reggio e Locri, non sarà la gita di una brigata, lo dirà solo l’approfondimento di temi destinati ad assumere rilievo alla luce della petizione popolare che mira al risarcimento cui Reggio Calabria ha diritto proprio a causa del preordinato scioglimento del suo comune in funzione degli interessi di una parte politica, sin qui rimasta inspiegabilmente indenne, a Roma ed a Rende. Certa sinistra, per intenderci! Il cui preoccupante livello di penetrazione da parte della ‘ndrangheta, emerso nell’ambito di più vicende giudiziarie, è confermato dai legami oscuri di alcuni suoi esponenti con elementi di spicco dei clan cittadini e della provincia reggina. Ed allora, all’on. Bindi si augura buon lavoro, confidando che la sua interlocuzione con le Istituzioni reggine sia finalizzata ad accertamenti approfonditi:
– sull’agibilità democratica del Consiglio regionale, alla luce della costante ed immanente presenza a Palazzo Campanella dell’ex assessore regionale esterno Nino De Gaetano
– sull’ala di protezione assicurata alla delegazione dell’amministrazione comunale reggina, durante la recente trasferta di Bruxelles, nella cui struttura, al Parlamento Europeo, risulta stabilmente inserito quale collaboratore il capogruppo in consiglio comunale del PD di Reggio Calabria Antonino Castorina, nonché sulla presenza, tra i componenti della delegazione recatasi a Bruxelles, del cugino acquisito del sindaco Falcomatà a nome Fabio Badami.
– sull’agibilità democratica del Comune di Reggio Calabria, alla luce della costante ed immanente presenza a Palazzo San Giorgio di Naccari Carlizzi Demetrio, cognato del Sindaco, imputato insieme alla moglie, sorella dello stesso primo cittadino. Poi la vicenda relativa ad Agata Quattrone, sicuramente distante dai precetti della Carta di Avviso Pubblico.
Anche a Reggio, come nel resto d’Italia, si predica ufficialmente la trasparenza amministrativa finalizzata al trionfo della legalità, ma l’opinione pubblica è scossa da una gestione della res publica anomala e sospetta, come testimoniano le note vicende della iniziale concessione dell’uso dell’Hotel Miramare in via diretta e le singolari pratiche amministrative dell’assessorato alla Cultura. Sarebbe già un buon inizio… Buon lavoro!
Comunicato Stampa – Azione Nazionale