Putortì: È necessario che la situazione al Canile di Mortara si risolva nel minor tempo possibile

Irene Putortì

Riceviamo e Pubblichiamo

Ringrazio tutti gli amici, in particolare Antonio Scambia, che pur non facendo parte della nostra associazione, hanno voluto mettersi a servizio di una vicenda pubblica non ancora risolta. Da anni vengo diffamata, denigrata e combattuta soltanto per aver voluto portare un cambiamento radicale per i diritti degli animali nella nostra città. La mia associazione, infatti, ha partecipato al bando di gestione del canile di Mortara, con l’unica intenzione di restituire alla città una struttura pubblica, esistente già dal 2009. Un gruppo di pseudo-volontari non ha gradito fin da subito la nostra partecipazione e, pertanto, in nome di falsi valori e, presentandosi arbitrariamente a nome della città, ha occupato abusivamente tale canile portando me e la mia associazione anche nelle aule giudiziarie. Preciso che non sono mai stata interpellata e che mai qualcuno si è presentato da me per conoscere i contenuti del mio progetto, dunque, io e i volontari Aratea, siamo stati combattuti senza alcuna motivazione concreta o motivata, già dal primo momento in cui l’associazione è stata dichiarata aggiudicataria in via provvisoria. È in quel preciso momento, infatti, che ė iniziata l’occupazione abusiva del canile di Mortara e, contestualmente, è stato presentato ricorso al Tar, la cui sentenza a nostro favore è stata quindi appellata innanzi al Consiglio di Stato, con medesimo esito a nostro favore. Tali sentenze hanno messo in evidenza il nostro corretto agire ed un comportamento arbitrario della parte proponente. In seguito a tali sentenze, nell’ottobre 2014, abbiamo cercato di prendere possesso della struttura di Mortara, ma quando ci siamo presentati innanzi al canile assieme all’amministrazione comunale, siamo stati travolti da un gruppo di persone e di politici compiacenti, che arrogandosi il diritto di parlare a nome della città, pur non avendone alcun titolo, hanno messo in atto azioni di forte resistenza che non hanno consentito l’espletamento della procedura di trasferimento del possesso e quindi l’avvio di un servizio utile e urgente alla città. È stata un’occasione persa, perché con la consegna della struttura da parte del Comune alla associazione che aveva vinto il bando per la gestione del canile, sarebbe iniziata finalmente una gestione a norma di legge, a favore di tutti i cani e gatti della città, un servizio cui avrebbero usufruito sia le associazioni animaliste presenti sul territorio sia tutti i privati cittadini che, soprattutto in questi ultimi due anni, per avere scelto di rimanere dalla parte della legalità, si sono fatti carico di tutte le spese necessarie alle cure e all’accudimento di altrettanti animali da loro soccorsi. Sono molti, purtroppo, coloro che da anni salvano tantissime vite, in un silenzio dignitoso, senza sbandierare in giro e vantarsi per le opere di bene fatte, ma che oggi non ricevono alcun aiuto o tutela.randagi È opportuno considerare che è illegale prendere dei cani dalla strada al fine di salvarli perché dovrebbero intervenire i vigili e l’ASL. I cani randagi sono del Comune e prenderli per strada, anche solo per salvarli equivale a furto. Sembra paradossale che aiutare un animale e salvarlo da morte costituisce reato, ed è necessario risolvere questo paradosso. Invito, quindi, le Istituzioni ad indirizzare verso costoro tutto l’aiuto necessario, perché tali associazioni e cittadini sono proprio quelli che nel suddetto ottobre 2014, insieme a noi, sono stati tenuti fuori, prepotentemente, da una struttura pubblica che avrebbe potuto aiutarli nel loro nobile compito e che non hanno goduto di alcun “alto riconoscimento”, ne in denaro ne in terreni. Pur consapevoli delle esigenze di tante associazioni animaliste e di tanti cittadini meritevoli, un piccolo gruppo continua a detenere per se, con la forza e l’arroganza, una struttura pubblica, mettendo in atto, nel frattempo comportamenti scorretti che hanno impedito ed impediscono da due anni a questa parte, che i cani vengano regolarmente accalappiati sul territorio, ricoverati presso l’unico canile sanitario di cui il Comune dispone e che, in un’ottica di meritocrazia e democrazia, attraverso l’espletamento di una gara pubblica, aveva inteso restituire alla città. Come è noto agli occupanti, tale occupazione, che è continuata irresponsabilmente anche dopo tale episodio dell’ottobre 2014 e continua tutt’oggi, impedisce che i cani randagi accalappiati siano trasferiti in tale canile per la loro cura. Lo scorso anno, infatti, i cani accalappiati sono stati trasferiti presso il canile di Taurianova, ed oggi lo stesso servizio di accalappiamento, viene sospeso perché la legge prevede che i cani accalappiati, debbano transitare dal Canile sanitario prima del loro ricovero nel canile rifugio. Inoltre, inspiegabilmente, ma con una strategia ben studiata a tavolino, gli occupanti hanno microchippato tutti i cani a nome degli attuali 6 occupanti, togliendo definitivamente il diritto a questi stessi cani di rimanere nella stessa struttura. Tutto questo può essere rilevato dalle dichiarazioni che loro stessi hanno fatto e che sono pubblicate su diverse pagine di “Facebook”. Non sarebbe stato preferibile, invece, se nel 2012, piuttosto che attaccarci ingiustificatamente avessero chiesto la nostra collaborazione, previa verifica dei nostri buoni propositi, per il bene di tutti gli animali (che sarebbero stati affidati alle cure dell’Amministrazione e dell’Asp) e delle centinaia di volontari privati, che, ribadiamo, sono stati tenuti fuori dal canile? Sicuramente non sarebbero trascorsi invano altri due anni e non si sarebbe ulteriormente aggravato il fenomeno del randagismo sul territorio. Canile Mortara di Pellaro Reggio CalabriaÈ necessario che la situazione al Canile di Mortara si risolva nel minor tempo possibile eliminando tutti i comportamenti illeciti, solo rientrando nella legalità, infatti, sarebbe possibile: a) rendere un servizio positivo per tutti gli animali salvandoli e proteggendoli dal fenomeno del randagismo; b) difendere il diritto di tutti i cittadini di fruire di un bene pubblico, di partecipare a bandi pubblici e di poter espletare in tutta serenità un servizio aggiudicato, senza essere investiti da atti di inaudita aggressività o di palese disinformazione. A tale riguardo, infatti, è necessario dire che, mentre venivamo ingiustamente additati come mafiosi e raccomandati per avere vinto un bando e venivamo privati con prepotenza di un diritto acquisito, veniva:

  1. messa in atto una pratica scellerata di accalappiamento, inserimento di microchip ed iscrizione all’Anagrafe canina a nome di privati, inviando fuori dal territorio calabrese cani e cuccioli in massa, senza alcun controllo da parte di alcuno;

  2. realizzata una gestione di fondi raccolti con donazioni di privati cittadini e attività economiche sul territorio, non trasparente e per nulla tracciabile.

In tutta la vicenda legata alla occupazione del canile di Mortara, vi è stata, infatti, una forte campagna di denigrazione legata, anche, alla cattiva informazione sul tema, conosciuta solo dagli addetti ai lavori, ed una campagna di promozione e disinformazione, con malafede di tutte quelle persone che hanno sostenuto tale occupazione illegale, che ancora oggi definiscono “fiore all’occhiello”, e che ritengono che gli occupanti abusivi siano meritevoli di concessioni demaniali. Rispondendo, quindi, ad alcune critiche e domande e falsità che sono state mosse all’associazione Aratea su pagine Facebook, mi preme affermare quanto segue:

  • Nessuna associazione locale può impedire l’avvio di un servizio pubblico previsto dalla legge, ma fin quando il canile rifugio sarà occupato abusivamente, non potrà entrare in funzione neppure il canile sanitario.

  • Gli occupanti, pur conoscendo bene il bando al quale essi stessi hanno partecipato ed hanno perso, chiedono che entri in funzione il canile sanitario, ciò, però, è impossibile, poiché tale bando prevede la gestione da parte dell’Associazione aggiudicataria di entrambi i canili, pur demandando la gestione sanitaria all’Asp. I cani ricoverati, infatti, presso il canile sanitario, dovrebbero essere accuditi dall’ente gestore del canile in convenzione con l’Area A dell’Asp veterinaria. Così come previsto dal capitolato di gara e dal DCA n. 32 del 2015 che gli occupanti abusivi citano senza forse conoscerne i contenuti.

  • Circa il controllo da parte delle associazioni animaliste, il nostro progetto ha previsto più di quanto sarebbe necessario per legge, sarebbero coinvolte non solo queste, ma anche tutte le Istituzioni e gli Enti competenti del settore affinché sia istituito un Comitato consultivo deputato al controllo e al monitoraggio di tutti gli animali sul territorio (e non solo del canile) e ad entrare nel merito della gestione dello stesso.

A tal proposito, è opportuno precisare che l’associazione “Dacciunazampa” non è stata invitata al tavolo perché non è un’associazione animalista riconosciuta e iscritta all’albo regionale previsto dalle LL.RR n. 41/90 e 4/2000.

L’associazione “Dacciunazampa” dichiara poi che il suo unico obiettivo è la tutela degli animali e di non avere alcun fine personale ma vari sono i comportamenti che possono dar adito a dubbi:

  1. se da un lato l’accalappiamento dei cani sul territorio al solo scopo di aiutarli poteva essere passabile per l’inerzia delle Istituzioni, nel momento in cui vi è una sola possibilità di risolvere i problemi per gli animali e dare vita finalmente ad una gestione virtuosa del randagismo, e non vi è alcuna volontà di cedimento da parte di nessuno di loro;

  2. Perché microchippare 140 cani a nome delle stesse persone che hanno occupato il canile e non invece affidarli alle istituzioni come sarebbe nel diritto di ognuno di quei cani?

  3. Perché continuano a sostenere di continuare ad occupare il canile per accudire i cani che vi sono attualmente, nonostante sin da subito la nostra associazione, interpellata dal Comune, si era dimostrata disponibile ad accogliere tutti i cani già ricoverati presso il canile, consentendo ai volontari di poterli continuare ad accudire alla stregua di tutti gli altri volontari?

  4. Perché raccontare alla città che questi cani sarebbero stati deportati altrove quando, attraverso documenti scritti, il Comune aveva assicurato la disponibilità alla permanenza dei cani dentro la struttura?

  5. Perché ostinarsi a chiedere un tavolo tecnico, professando un’inerzia da parte delle Istituzioni e di Aratea, seppur in presenza di una ordinanza di sgombero da parte del Comune, con cui vengono invitati gli occupanti a lasciare la struttura entro dieci giorni, pena lo sgombero coatto e il sequestro dei cani?

Tanti sono poi gli ulteriori dubbi che si pongono in seguito all’occupazione abusiva del canile ed alla sua non trasparente gestione. Il primo dubbio riguarda chi stia pagando la luce e l’acqua se gli occupanti o se i cittadini di Reggio. Durante gli anni in cui il canile era chiuso, infatti, credo che il Comune non pagasse alcun canone …oggi, invece, a chi sarà imputato il consumo di questi anni? Il secondo dubbio riguarda come abbiano potuto accedere a tale servizio senza il bene placido da parte di qualche impiegato comunale. …ed ancora, come abbiano fatto ad entrare in una struttura senza forzare i cancelli ben chiusi. Tutte domande che dovrebbero essere passate al vaglio dalla Procura. Ci scusiamo se in questi giorni ci stiamo permettendo di dire anche la nostra dopo due anni di vessazioni e di diffamazione a cura dell’altra parte, ci scusiamo pure se non abbiamo pensato di sederci a tavolino con loro per trovare una soluzione ad un problema che ha tutto il sapore di un ricatto per continuare a tenere un comportamento abusivo. ..alla luce di tutti questi fatti, noi oggi intendiamo dire basta ad una situazione che sta nuocendo gravemente agli animali e ai cittadini; vogliamo dire basta ad un sistema che non si sta facendo carico di centinaia di animali che ancora rimangono vaganti sul territorio senza alcun controllo e che rimane inottemperante di fronte alle numerose richieste da parte di tantissimi onesti cittadini che continuano a farsi carico quotidianamente e a spese proprie di cani e gatti che, invece, dovrebbero essere accuditi per legge dalle istituzioni. ArateaCon il progetto col quale abbiamo vinto il bando ci siamo proposti di fare uscire dalla clandestinità chi oggi ha paura di parlare solo perché, suo malgrado, ha dovuto violare la legge per salvare tanti cuccioli da morte certa, come sopra detto è illegale salvare un animale dalla strada; vogliamo interrompere un sistema che, in questi anni, ha favorito alcuni veterinari a scapito di altri onesti professionisti che operano ogni giorno nella nostra città. Vogliamo, inoltre, ridare dignità alla nostra città cui si dovrà guardare per una gestione virtuosa dei propri animali e non per le vicende ridicole, nelle quali è stata trascinata e che non giovano a nessuno. E per ultimo, vogliamo dire a tutti i giovani che onestamente studiano e lavorano che con la “legalità” anche a Reggio Calabria si vince e che i mezzi illeciti portano solo alla distruzione di valori che invece dovrebbero caratterizzare sempre il buon agire di tutti noi!

IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ARATEA

Dott.ssa IRENE PUTORTI’

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