A poche ore dall’arresto del criminale islamico Salah, latitante dopo le stragi di Parigi, è certificato, a chi non lo avesse ancora chiaro, che il fanatismo islamico colpisce sulla base di una strategia e di una organizzazione ormai consolidata all’interno dei nostri territori, in ciò avvalendosi dell’appoggio di frange islamiche non belligeranti, con funzioni di supporto e logistica, rese palesi dalla latitanza del terrorista fuggiasco. E’ chiaro oramai come tale conflitto trovi sponda su due dinamiche che, connesse o meno, sono funzionali ad un unico disegno destabilizzante per l’Europa: la prima azione in campo è quella armata, spietata ed infiltrata nei gangli delle nostre comunità; la seconda è d’importazione, legata al flusso fuori controllo di una immigrazione clandestina che assume i connotati di una migrazione etnica senza precedenti e ad alto rischio, sia sanitario che di ordine pubblico. Chi ha fatto una bandiera della solidarietà, sia per convinzione umanitaria che per caratterizzazione ideologica, non intende sminuire, nemmeno oggi, la valenza dell’accoglienza e della integrazione, ma respinge con decisione la deriva demagogica che, strumento di prosopopea mediatica, rischia di annullare i diritti identitari e nazionali. Oggi che è a rischio l’incolumità della popolazione aggredita nel suo vivere quotidiano, si impone una valutazione di merito nella definizione dei compiti dello Stato e della priorità che giocoforza è la sicurezza nazionale: solo l’esercizio equilibrato ma deciso di tale funzione può garantire all’interno di un territorio la pacifica convivenza per i suoi abitanti, diversamente è in gioco la libertà ed il diritto alla vita di ciascuno. Queste riflessioni annullano le migliaia di chilometri che separano dal teatro della tragedia belga, perché Reggio rappresenta uno dei punti di approdo per migliaia di migranti, ed il rischio è che la nostra città, da millenni terra di accoglienza, possa divenire posto di frontiera, avamposto di quella sicurezza che oggi deve essere realmente garantita. L’attacco del fondamentalismo islamico colpisce la capitale della politica Europea, teoricamente il luogo più sicuro e protetto, ed allo stesso modo colpisce Belgio e Francia, due paesi presi a modello di integrazione multirazziale dai sofisti di certa sinistra che oggi dimostrano la diversa ed amara realtà di fanatici di seconda e terza generazione in azione militare contro quelle stesse comunità dove sono nati e cresciuti. Non è la cultura o la religiosità dell’Islam in questione, ma il fanatismo guerrafondaio che individua nell’Occidente il nemico verso cui muovere guerra, contro quella Europa che oggi, dopo un secolo di pace, deve dare priorità alla sicurezza con la forza e la determinazione di una Nazione chiamata a difendere i figli in patria, reclamando un sostegno anche da quelle Comunità straniere che, proprio perché integrate, devono prendere le distanze a tutti i livelli dalle frange integraliste e terroriste.
AZIONE NAZIONALE – REGGIO CALABRIA –