Giornata mondiale dell’acqua

World Water Day 2016: acqua a rischio per l’80% della popolazione mondiale. Rispettare l’esito del referendum affermando modelli di gestione pubblica

AcquaIl 22 marzo è la giornata del World Water Day 2016, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. E’ una giornata importante per riportare l’attenzione su un bene prezioso e limitato. I comportamenti umani, i modelli di consumo e le azioni delle multinazionali che stanno distruggendo gli ecosistemi, sono però improntanti all’uso incontrollato delle risorse idriche immaginate come infinite. Secondo la Fao “quasi l’80% della popolazione mondiale è esposto ad un alto livello di rischio per la sicurezza dell’acqua. Entro il 2050, 2,3 miliardi di persone vivranno in aree sottoposte a un grave stress idrico: soprattutto in nord e sud Africa, in Asia meridionale e centrale”. Un’emergenza a cui occorre porre rimedio, ora. In Italia, in occasione del referendum sull’acqua del 2011, che ha visto la Federconsumatori soggetto promotore, gli italiani si sono pronunciati sull’uso pubblico dell’acqua. Nell’occasione di questa giornata va rafforzato l’impegno a che l’uso dell’acqua venga sottratto ai rischi concreti di cui sono portatrici logiche privatistiche che ne svuotano il valore di bene collettivo. La nuova normativa nazionale contiene indicazioni che di fatto annullano l’esito del referendum. Va rispettato il risultato giuridico del voto ed il suo valore politico e culturale attraverso una legge di recepimento dell’esito referendario per la ripubblicizzazione dell’acqua e contrasti la logica liberista del Governo. Difatti, il Testo Unico sui servizi pubblici locali, nel decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015, evidenzia la direzione intrapresa dal Governo che tende ad azzerare l’esito referendario producendo:

1) la riduzione della gestione pubblica dei servizi ai soli casi di stretta necessità;
2) la garanzia della razionalizzazione delle modalità di gestione dei servizi pubblici locali
nell’ottica di rafforzamento del ruolo dei soggetti privati attraverso società per azioni
(art. 7, comma b) e l’obbligo, laddove le società per azioni siano a totale capitale
pubblico, di rendere conto delle ragioni del mancato ricorso al mercato (art. 7 comma
3), di presentare un piano economico-finanziario relativo a tutta la durata dell’affidamento, sottoscritto da un istituto di credito (art. 7, comma 4) previo parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

 Oltretutto, reintroducendo la definizione di ”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa con il rischio di ricadute sui costi sopportati dai cittadini. Ciò significa andare in netto contrasto col voto espresso da 26 milioni di cittadini che l’avevano democraticamente abrogato. Quel voto diversamente, impegna il Parlamento ed il Governo di fronte a 26 milioni di italiani, non ad assecondare gli interessi delle multinazionali dell’acqua. In questa direzione, occorre inoltre che la Regione Calabria, in fase di scrittura della legge sul sistema idrico integrato e dentro un percorso partecipato, assuma la chiara e precisa volontà di perseguire la barra della riorganizzazione, dell’ammodernamento e
della riqualificazione del sistema idrico regionale dentro un modello chiaramente pubblico di gestione e dentro la promozione di una cultura della responsabilità che, definendo equi piani tariffari, incentivi la lotta agli sprechi, all’evasione ed al consumo consapevole dell’acqua.

Federconsumatori Calabria

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