A Napoli i conti non tornano: la Napoli “rossa”. Quella di Bassolino-Iervolino-De Magistris. Una triplice che ha portato il comune partenopeo ad un disavanzo di 1 miliardo di euro. Un miliardo, avete capito bene. Lo scrive l’autorevole giornalista economista Gianni Trovati sul “Sole 24 Ore”, Quotidiano Enti locali, sezione del quotidiano economico nazionale che si concentra sullo stato di salute degli enti locali italiani, sulle novità normative, sulle scadenza e sugli adempimenti. Trovati scrive, testualmente che “nel consuntivo del 2013 del Comune di Napoli è nascosto un disavanzo miliardario. A scovarlo è la Corte dei conti della Campania, che nella relazione sul bilancio partenopeo ha scritto all’ultima riga un pesante rosso da 1.069.277.608,19 euro, decisamente più alto del già problematico deficit da 702,7 milioni calcolato dal Comune”. Una voragine più che un disavanzo. “Ad allargare il buco sono prima di tutto i «fondi da ricostituire», per le entrate vincolate che sono state utilizzate per scopi diversi dalla loro finalità originaria”, in questo caso i giudici contabili dopo aver spulciato i numeri, hanno calcolato che all’appello mancassero 169 milioni. Anche sul tema dei «residui», cioè delle entrate scritte nei bilanci ma non incassate e delle spese impegnate ma non effettuate, il Comune ha mandato alla Corte una serie di «risposte generiche, parziali e/o lacunose». Il problema, ovviamente, è rappresentato dalle entrate che sono rimaste sulla carta, come mostra il tasso di riscossione dei vecchi residui che fra 2009 e 2013 si è fermato a Napoli a un magro 4%: pulendo i bilanci delle voci che non possono entrare nel risultato di amministrazione perché sono destinate a non trasformarsi in un’entrata effettiva, la Corte assesta un altro colpo da 114,6 milioni, a cui si aggiungono 83 milioni di mancate riscossioni da multe” scrive ancora Trovati. Quello di Napoli è una dato eclatante… che però non fa notizia, perché tutti i comuni Italiani, alle prese con le incredibili, annuali e sistematiche riduzioni statali, sono in disavanzo ed in crisi economica. E’ difficile al giorno d’oggi riuscire a garantire anche i servizi essenziali e primari. Il dato di Napoli è però indicativo se si vuole tornare a parlare della nostra città, di Reggio Calabria, dove ancora oggi il centrosinistra alla guida di palazzo San Giorgio scarica le proprie responsabilità sul passato. Parlando di “disastro economico”, di “sacco” e ripetendo continue bugie per cercare di trasformarle in verità. Un disavanzo, quello reggino, certificato sia dalla Giunta Arena che dalla Commissione Straordinaria (quindi un Organo super partes rispetto alla politica) in poco più di 100 milioni di euro: un disavanzo fisiologico, specie per una città che in breve tempo ha investito tanto, tantissimo in opere pubbliche. Quelle stesse opere pubbliche che Falcomatà a suon di selfie Reggio Calabria non disdegna di inaugurare. Appropriandosene immeritatamente e spudoratamente. A si è costruita una “notizia nazionale”, schiaffando la nostra città su tutti i quotidiani italiani come se ci fosse un disastro economico mai visto prima. Come se ci trovassimo dinanzi a fatti ed episodi inspiegabili, con i soliti noti personaggi della sinistra capaci di montare un clamore mediatico a solo danno dei reggini e della crescita della nostra comunità. Se non si vuol andare troppo lontano, per fare esempi pratici, a Cosenza, città di 67 mila abitanti e con più di 100 milioni di euro di disavanzo prodotti dalle giunte di centrosinistra, nessun amministratore è andato a processo, anzi la città è ripartita grazie ad interventi mirati e progettualità determinanti dell’amministrazione Occhiuto. A Reggio è successo l’esatto opposto.
EdL