dal capolavoro di Oscar Wilde
adattamento del testo: Antonio Nobili e Martina Mastroianni regia: Antonio Nobili
con Antonio Nobili (nel ruolo di Oscar Wilde), Martina Mastroianni
e Matteo Maria Dragoni – Alberto Albertino– Elisa Lombardi – Mary Ferrara – Valerio Villa – Stefano Di Giulio – Chicco Sciacco
Con la partecipazione straordinaria di Alessio Chiodini nel ruolo del Carceriere
Della lunga lettera scritta dal carcere a Bosie (Matteo Maria Dragoni), Antonio Nobili ne ha estirpato la delusione ed il rammarico per un amore che nella infinita complessità, ha saputo manifestare la sua potenza e la sua verità nella desolazione di una prigione. Dal dolore di una condanna che costò a Wilde la salute e la carriera, uno spettacolo intenso frutto di una drammaturgia capillare e attenta pronta a mettere in luce quello che oggi come allora, è il ritratto di una società omofoba e violenta rappresentata in scena da Lord Queensberry, il padre di Bosie (Alberto Albertino). Senza mai perdere di vista l’anticonformismo ed il genio dello scrittore, l’abisso poetico del De Profundis ed il riscatto per ‘quell’amore che non osa pronunciare il suo nome’ in un duetto serrato tra Wilde (Antonio Nobili) e la sua Coscienza (Martina Mastroianni). Rispetto alla precedente messa in scena, sono stati aggiunti due personaggi femminili: Constance, la moglie di Wilde (interpretata da Elisa Lombardi) e Sibyl, la madre di Bosie (interpretata da Mary Ferrara). Sono stato in prigione quasi due anni. Dalla mia natura è uscita una folle disperazione; un abbandono al dolore che era pietoso anche a vedersi; ira terribile e impotente; amarezza e disprezzo; angoscia che singhiozzava apertamente, tormento che non trovava voce, pena che rimaneva muta. Sono passato attraverso ogni possibile forma di sofferenza. Meglio di Wordsworth stesso, so quel che egli intendeva quando scrisse: La sofferenza è permanente, oscura e cupa e ha la natura dell’Infinità. L’Amore, che non osa dire il suo nome in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che esisteva tra Davide e Gionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare… Non c’è nulla di innaturale in ciò.
18 e 19 MARZO 2016 ORE 21,00
TEATRO FURIO CAMILLO
Via Camilla, 44 – Roma