Tra i sindaci dell’hinterland milanese, quella fascia che entra a far parte della città metropolitana, è sicuramente tra i più autorevoli. Graziano Musella, classe 1952, sindaco di Assago, al di là della casacca, che comunque è quella di Forza Italia, si è conquistato la considerazione di molti colleghi sindaci e soprattutto dei suoi cittadini che l’hanno eletto dal 1985 al 2004 e ancora dal 2009 a oggi per quello che è il suo ultimo mandato secondo la nuova legge. Un piano regolatore esemplare, un’attenzione fortissima all’ambiente, niente Imu e niente Tasi già da qualche anno. E con tutto questo i conti sono a posto. Entrato a far parte del ristretto circolo dei comuni virtuosi italiani, di Musella si è parlato anche come possibile candidato a sindaco di Milano. Il suo fascicolo è arrivato sulla scrivania di Berlusconi, ma le dinamiche della coalizione degli ultimi tempi hanno orientato la scelta su Stefano Parisi. “Io sono stato un fan di Letizia Moratti, sarei stato felice di rivederla combattere, aveva tutte le caratteristiche per ricordare a Sala da dove veniva e la sua storia anche con il centrodestra, e batterlo– sorride Musella e aggiunge – comunque Parisi è un ottimo candidato e saprà dare del filo da torcere a Sala. Con tutta la coalizione dietro potrà vincere, sono ottimista”. Inizia così la nostra intervista nel Municipio di Assago
Insomma un po’ di nostalgia per Letizia Moratti?
Beh qualcosa dobbiamo pure dirla. Ad esempio il fatto che molte delle sue intuizioni e dei suoi obiettivi sono stati raggiunti nei cinque anni del suo governo di Milano Poi hanno avuto conferma e successo. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi, ad esempio con l’Expo.
L’Expo un suo merito dunque?
L’intuizione di rilancio, anche economico, di Milano attraverso l’Expo e l’evidenza del Made in Italy, sia come alimentare, ma anche come cultura e moda è un obiettivo che è stato raggiunto grazie a lei. E’ andata in giro per il mondo sfruttando conoscenze e capacità e ha vinto.
Qualcosa riconoscerà pure a Pisapia?
Pisapia ha raccolto l’eredità della Moratti. Per il resto ha governato Milano in modo disastroso, senza un piano per lo sviluppo che prima c’era. L’implementazione dell’Area C, la permanenza dei campi nomadi, crescenti disagi sia nelle periferie sia nel centro. C’è un grande problema di sicurezza. Sono stati tolti i militari dalle strade, c’è un allarme sicurezza a cui non si può restare indifferenti. Bisogna riattivare una politica di ascolto nei confronti dei cittadini. Credo che Parisi potrà fare molto anche perché conosce la macchina amministrativa e la città
Parisi si troverà a combattere con Sala. Si dice che il centrosinistra può perdere solo facendosi del male da solo. Che ne pensa?
Che siano litigiosi lo si vede a occhio nudo. Basta guardare alla campagna delle primarie. Non si sono scambiati cioccolatini, mi sembra siano volati anche dei bei ceffoni. Ha vinto Sala ma gli altri due insieme hanno raccolto più voti di lui. Fossi in lui non sarei così tranquillo. Ma sono conti che devono fare in casa loro. Noi dobbiamo occuparci di Milano e con Parisi candidato, se vuole un consiglio, non darei per scontata la vittoria del centrosinistra. Anzi. Non si dimentichi che Parisi può unire le competenze di un grande manager con la grande conoscenza della macchina amministrativa.
Ma Giuseppe Sala è molto popolare a Milano. Non crede sia una buona carta che può giocarsi?
Sala ha dimostrato di essere un manager perché ha gestito l’Expo. L’ha fatto con grandi aiuti di Stato, con grandi sostegni da parte di tutta la Confindustria e di tutto il tessuto produttivo della Lombardia. Detto questo mi sembra però che i bilanci Expo non siano brillantissimi e probabilmente verranno resi noti solo dopo le elezioni. Mi sembra ci sia qualche imbarazzo. Ora però mi faccia parlare di noi del centrodestra
Secondo lei quali problematiche troverà sul tavolo il futuro sindaco di Milano?
Stefano Parisi, perché vincerà lui, dovrà confrontarsi con la questione sicurezza di cui ho già detto, il problema trasporti, inquinamento, qualità generale della vita. Ma anche proseguire il cammino tracciato da Letizia Moratti e dal centrodestra per il rilancio di Milano che con l’Expo ha segnato un punto. Milano è un punto di riferimento nazionale e internazionale, non può abdicare al suo ruolo. C’è ancora molto da fare. Si sta preparando il programma. Sono convinto che i cittadini apprezzeranno.
Con l’avvento della città metropolitana voi comuni della fascia sarete maggiormente coinvolti con l’amministrazione di Milano. Funziona già qualcosa?
Sulla questione città metropolitana, se non vogliamo prenderci in giro, dobbiamo evitare di costruire il duplicato della provincia. Perché sia efficace per i comuni dell’hinterland e per un miglioramento della qualità della vita dei cittadini, la città metropolitana dovrà avere delle funzioni specifiche che devono essere assegnate dalla Regione, e ciò non è stato ancora fatto. All’interno di queste sue funzioni, deve avere dei tempi certi di risposta e un’unicità di interlocutori. Il cittadino che ha bisogni riferiti all’area metropolitana deve sapere a chi deve rivolgersi con tempi certi di risposta, oltrepassati i quali ci deve essere il tacito assenso. Se si riesce a funzionare così abbiamo migliorato la qualità della vita e l’efficienza delle istituzioni. Se invece si mantengono gli stessi concetti della provincia, gli stessi tempi e ruoli, abbiamo sbagliato ancora una volta e ci siamo semplicemente incartati in un sistema istituzionale analogo al precedente, che non ha creato altro che disagi e ritardi per tutti.
Ritardi e mancate risposte oltre a peggiorare la qualità della vita creano anche danni economici?
Il nostro sistema politico, la nostra macchina burocratica e amministrativa è inadeguata e dà risposte ai cittadini e alle aziende con tempi assolutamente superiori a altri Paesi europei come Spagna, Germania o Francia. Siamo molto più lenti e oltretutto diamo spesso risposte molto più difficili e articolate. Difficili da interpretare rispetto agli altri Paesi. E questo è un danno per la nostra economia e per i nostri cittadini.
Nelle scorse settimane si è parlato anche di lei come possibile candidato a Sindaco di Milano per il centrodestra. Se la sentiva davvero o era una provocazione?
Di mio ho che non mi tiro indietro quando c’è una battaglia da fare. La mia storia lo dimostra. E il lavoro svolto qui ad Assago parla per me in più di 20 anni di buona amministrazione. Piano regolatore, battaglia all’inquinamento, agevolazioni economiche per insediamenti industriali, riduzione delle tasse, trasporti. Le ho fatto alcuni esempi per dire che i temi sono quelli insieme alla capacità di gestire la macchina amministrativa. Mi sono detto “ho competenze ed esperienza” e mi sono proposto. Mi sembra un cammino assolutamente normale dopo tutti questi anni alla guida del mio comune.
Deluso per la scelta di Silvio Berlusconi?
Assolutamente no. Berlusconi ha sempre un grande intuito politico e deve fare i conti con molte variabili non ultima quella di tenere insieme tutte le anime del centrodestra. Stefano Parisi può contare sul mio appoggio pieno e convinto.
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