Sono affermazioni inesatte, contraddittorie e contrassegnate da una grave incompetenza in materia di diritto, quelle di Ivan Tripodi. Il “compagno” Tripodi probabilmente non sa che nel caso della Reges stiamo parlando di una società non più mista ma di totale proprietà del Comune. E un uomo che si professa di sinistra come lui dovrebbe anche avere a cuore la salvaguardia dei livelli occupazionali delle oltre cento famiglie di lavoratori che, ci sembra di capire, il segretario del Pdci preferirebbe veder finire in mezzo a una strada. L’operazione di fusione tra Reges e Recasi è un progetto ambizioso che punta alla creazione di un nuovo soggetto giuridico interamente controllato dal Comune. Vi è dunque una piena coerenza con gli obiettivi politici dichiarati dal sindaco Falcomatà all’inizio della sua esperienza a Palazzo San Giorgio. Per sostenere la sua tesi, Tripodi ricorre a un populismo di bassa lega argomentato, peraltro, con piccole bugie. Non è affatto vero, infatti, che si sono spesi “fior di quattrini” per l’acquisto delle quote del socio privato della Reges, dal momento che le stesse sono state rilevate alla simbolica somma di dieci euro. Delle due l’una: o Tripodi era disinformato oppure ha mentito sapendo di farlo e imbrogliando così l’opinione pubblica. Cosa assai diversa è la distribuzione degli utili, che non avveniva da diversi esercizi e che ha portato nelle casse di ciascun socio, quindi anche del Comune, circa 400mila euro. Quanto alle decisioni sulla sorte della società, la scelta si poneva tra lo spettro della liquidazione e dunque la perdita dei livelli occupazionali, da un lato, e la messa a valore delle professionalità maturate all’interno della Reges, dall’altro. Abbiamo optato per quest’ultima soluzione, guardando alla prospettiva di una società in house che a breve sarà direttamente controllata dal Comune, ma soprattutto agendo con senso di responsabilità, muovendoci lungo il sentiero del cambiamento che questa amministrazione intende percorrere con grande determinazione. Sulla proroga del contratto di servizio, inoltre, e sulle presunte commissioni “pari a oltre il 22%” a favore della Reges, siamo costretti a registrare ancora imprecisioni e, in alcuni casi, veri e propri scivoloni da parte di Tripodi. Il contratto è stato prorogato in vista dell’uscita della Maggioli, pertanto il capitale per intero resta nella disponibilità del Comune. A questo aggiungiamo che, proprio in ragione della futura fusione, si è ritenuto utile prorogare il contratto di servizio sia a Reges che a Recasi, per poi redigere un unico contratto di servizio per la società in house che nascerà all’esito della fusione. Quanto alla commissione del 22%, occorre precisare che non corrisponde al vero poiché ormai c’è un limite massimo di spesa per il Comune, legato al piano di rientro, quindi i costi della Reges che dovranno essere sostenuti dal Comune sono contingentati e non potranno mai eccedere un determinato budget. Anche in questo caso viene da domandarsi: Ivan Tripodi farfuglia cose per sentito dire, fuorviando l’opinione pubblica, oppure è mosso da una malafede generata dal livore politico-partitico nei confronti dell’Amministrazione comunale? Da respingere con forza sono anche le accuse di continuità con il passato, maldestramente mosse da Tripodi nei confronti della giunta Falcomatà. I cittadini non vogliono che i manager pubblici vengano scelti in base all’appartenenza politica ma alla loro competenza, come dimostrano numerosi esempi sia a livello regionale che nazionale. Forse il segretario del Pdci avrebbe preferito l’utilizzo del Manuale Cencelli, formalmente ripudiato da tutti ma nella sostanza consultato con zelo, magari per trovare un posto di lavoro a qualche trombato eccellente. Altre inesattezze – o bugie? – sono quelle che riguardano i costi del Cda della Reges. Da quando è in carica l’amministrazione Falcomatà, il trend ha portato a una diminuzione dei costi che a regime si attesterà sul 70 per cento. E’ utile, in tal senso, rilevare che nel 2014 il Cda pesava per 145mila euro sulle casse del Comune mentre nel 2016 il costo scenderà a 50mila euro. Più in generale, a Tripodi vorremmo dire di recuperare serenità e, soprattutto, lucidità. Questa amministrazione sta profondendo ogni sforzo possibile per definire un sistema di servizi comunali e soprattutto di riscossione dei tributi che sia in grado di garantire una tassazione equa e giusta per i cittadini. Un lavoro che si inquadra perfettamente nel contesto del nuovo modello di città che la giunta Falcomatà sta realizzando, e che passa in modo inequivocabile anche attraverso il definitivo abbandono del modello, fallimentare, delle società miste. Che sarà rottamato come sistema, ma dopo aver fatto scendere di bordo e messo in sicurezza i lavoratori, che non hanno alcun motivo di subire le vendette politiche auspicate da Tripodi. Anzi, hanno diritto a una chance all’interno di una società direttamente controllata dal Comune.
Filippo Burrone, consigliere comunale Reset