L’Air Force di Matteo Renzi per la sua “mania” di grandezza

Matteo Renzi08\02\2016 – di Giovanni Alvaro – Si è capito subito che al giovanotto fiorentino, quando lanciò la sua campagna contro le auto blù, interessava essenzialmente l’apparire più che l’essere. Quella campagna contro le auto blù, che fu presentata con l’obiettivo di risparmiare quattrini, fu applaudita dagli spiriti semplici, quali a volte si presentano gli italiani, pronti a bersi tutto quanto viene loro propinato, quella campagna in pratica serviva solo a farsi accreditare come uomo nuovo e risparmiatore e permettergli di conquistare fette di consenso. In sostanza una manovra d’immagine. Ma come la mettiamo con l’immagine ora che il parolaio si è fornito di un aereo addirittura blù? Che bisogno aveva di fornirsi di un velivolo costosissimo, sia per l’acquisto (anche in leasing) che per la manutenzione? Nessun motivo che non fosse la prosopopea del personaggio e la sua voglia di vanagloria. Sono aerei che vengono utilizzati da capi di Stato di paesi che hanno un peso enorme nello scacchiere internazionale ed hanno necessità d’essere continuamente in contatto con i propri servizi di sicurezza e le proprie forze armate. Vi è di più. L’Air Force One usato da Obama resiste anche ad attacchi nucleari e l’Air Force usato da Putin ha una capsula di fuga in caso di tentativo di cattura. Senza poi dimenticare che sia Obama che Putin (ma il discorso vale certamente anche per la Cina ed altri) sono sempre con la valigetta dei comandi nucleari che non possono essere abbandonati neanche per pochi minuti. Ora il signor Renzi, premier di un Paese che amiamo, e che con referendum ha addirittura rinunciato alle centrali nucleari per la produzione di energia, quale valigetta porta appresso se non quella delle promesse non mantenute e delle promesse ancora da lanciare (se ne avrà il tempo). Renzi in visita a Washington Air Force One ItaliaPerché non dice quanto costa quell’aereo e quanto i contribuenti italiani dovranno accollarsi per la sua manutenzione e per i personale da utilizzare? Sempre pronti a mettere in circolo se un gettone di presenza in una Commissione è stato aumentato stavolta tutto tace. Ma ciò non significa che non si conoscono i costi, significa solo che per la vergogna Palazzo Chigi nasconde, fin che può, il costo del misfatto. Comunque si può dire che normalmente l’aereo (che si dice sia usato), che tanto sta a cuore al nostro Renzi, si aggira sui 30 milioni, mentre il leasing si aggira attorno ai 10 milioni, e il costo mensile dovrebbe essere attorno ai 300.000 euro per un importo di oltre 3 milioni e 600 mila euro all’anno al netto del carburante (alla faccia della spending rewiew). Non credo sia solo una coincidenza l’annuncio della Marianna Madia che le auto blù sono state ridotte nei Ministeri di ben 100 unità. Sembra un goffo tentativo di dire: è vero che questo aereo, con una autonomia di 18.000 km., costa qualcosina in più ma, tranquilli, abbiamo risparmiato sulle auto blù che, se non bastano totalmente a coprire le spese dell’aereo personale del premier, ci permettono di non caricare molto le casse dello Stato. Non la pensa in questo modo il generale Leonardo Tricarico, ex Comandante dell’Arma ed oggi Presidente della Fondazione Icsa (il think tank strategico più autorevole) che non è convinto sulla «dinamica procedurale nella scelta del nuovo velivolo». “Perché un Airbus – si domanda-? E perché la decisione di prenderlo in leasing da Ethiad, la società degli Emirati che ha da poco rilevato Alitalia? L’Aeronautica non ha in linea altri jet Airbus, mentre invece schiera due Boeing KC-767: un velivolo disponibile anche in versione “vip” e con un’autonomia di poco inferiore al mezzo prescelto da Renzi” Secondo Tricarico “per soddisfare le esigenze transcontinentali di Palazzo Chigi si sarebbero potuti evitare nuovi contratti: bastava allestire uno dei due Boeing già presenti a Pratica di Mare per i voli a lungo raggio della presidenza del Consiglio”. Ma la mania di grandezza del piccolo uomo che occupa Palazzo Chigi non lo ha consentito. Ma questi non doveva ‘cambiare verso all’Italia’?

Giovanni Alvaro

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