Dichiarazione del Responsabile UOA Protezione civile regione Carlo Tansi

Protezione Civile“Resto basito nel leggere le dichiarazioni di Luciano Vasta, rappresentante della sigla sindacale USB dei lavoratori della Protezione Civile regionale che, in una nota fatta pervenire agli organi di stampa, denuncia che proprio “in un territorio come il nostro, costretto all’eterna emergenza per in gravissimi e ben noti problemi di dissesto idrogeologico….” si voglia “smantellare la protezione civile”. La nota trae origine dallo stato di agitazione dei lavoratori per la profonda e decisa riorganizzazione ed informatizzazione dell’intero settore, che ho avviato con determinazione in qualità di neo-dirigente della UOA Protezione Civile della Regione Calabria. La riorganizzazione, al momento in fase di avviamento, prevede un consistente riefficientamento di tutte le strutture organizzative della Protezione Civile regionale, con il duplice obiettivo di rendere la stessa più efficiente e moderna – in linea con sistemi più avanzati di protezione civile delle altre regioni italiane – e, al tempo stesso, ridurre gli sprechi e le inefficienze che ne hanno notoriamente caratterizzato l’azione nel corso degli ultimi anni. A fronte dell’avvio di tale processo, un gruppo di lavoratori, senza specifiche qualifiche e che negli anni hanno goduto dei privilegi loro garantiti da un sistema inefficiente ed improvvisato, alimentato dalla politica e caratterizzato da sacche clientelari nonchè capace di garantire forti interessi economici, si esprime, con la suddetta nota, contro qualsiasi proposta di innovazione tecnologica e efficentamento del sistema, palesando con tutta evidenza il proprio interesse privato. Tutto ciò sostenuto da una sterile organizzazione sindacale che non coglie, per evidente miopia, la portata di un cambiamento ormai irreversibile che caratterizza l’intero paese e che estende inesorabile le sue propaggini alla regione Calabria. Da quando, poco più di due mesi fa, mi sono insediato per svolgere questo importantissimo incarico – a seguito del superamento di una selezione pubblica nazionale – oltre ad essermi occupato con risultati evidentemente positivi di una delle emergenze idrogeologiche (come quella della Locride) tra le più gravi che hanno colpito la nostra regione nell’ultimo centennio, ho iniziato a mettere mano alla mastodontica struttura organizzativa della protezione civile regionale, constatando sprechi ed inefficienze nonchè numerosi procedimenti amministrativi a dir poco irregolari che hanno determinato l’apertura di fascicoli di indagine da parte di diverse procure della repubblica. Altre denunce saranno presentate dallo scrivente. 190 dipendenti (si pensi che la media nazionale del numero dei dipendenti di protezione civile è minore di 50) di cui la gran parte con basse qualifiche professionali assolutamente che delineano un quadro operativo inadeguato per affrontare efficacemente le calamità naturali in Calabria. Tra questi gli oltre 30 autisti, per altro senza alcuna abilitazione alla guida di mezzi speciali di cui la protezione civile regionale pure dispone, le quasi 100 unità di personale addetti alle sale operative che godono di turnazione e reperibilità in numero assolutamente sproporzionato a fronte di altre regioni ben più popolose della Calabria anche se esposte alle stesse categorie di rischio (la regione Emilia Romagna, colpita dai violenti terremoti del 2012 ha 3 unità di personale in sala operativa, funzionando perfettamente). E in questo contesto, sono meno di dieci i funzionari tecnici laureati – quali ingegneri, geologi e architetti – indispensabili per la definizione delle condizioni di rischio in fase emergenziale e preventiva in un territorio, quello calabrese, tra i più esposti ai rischi naturali dell’intera area mediterranea. Professionalità che invece – in accordo con le indicazioni del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile – abbondano in altre realtà regionali (dove rappresentano la quasi totalità del personale) le quali, in più occasioni, hanno dimostrato elevati livelli di efficienza. All’inadeguata organizzazione del personale si aggiunge una gestione delle risorse finanziarie per il riconoscimento delle ore di lavoro straordinario discutibile e illegale, spesso avallata da talune organizzazioni sindacali, con evidente disparità di trattamento dei singoli lavoratori e sforamento, per molti di essi, del monte ore massimo previsto dalla legge (180 ore estensibili al massimo fino a 250) con il raggiungimento di oltre 750 ore di straordinario annue anche in assenza di situazioni emergenziali. Di ciò informerò la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti. Di fronte a questo panorama desolante ho cercato, sin da subito, in qualità di esponente del mondo scientifico che da sempre si è occupato operativamente di gestione e prevenzione dei rischi naturali, di perseguire l’ineludibile obiettivo di rendere il modello organizzativo regionale di protezione civile efficace ed al passo con standards tecnologici che tutte le altre regioni hanno raggiunto da tempo, al fine ultimo di garantire maggiore protezione e sicurezza ai cittadini calabresi con minore spreco di risorse. Tutto ciò investendo, come accade nel resto del Paese, anche sull’immenso potenziale che può derivare dal supporto di associazioni di volontariato, che non dovranno più essere assoggettate al sistema politico ma che dovranno essere sempre più addestrate, specializzate e potenziate in base ai molteplici rischi che incombono sul nostro territorio. In tutto questo, nonostante mi sia speso senza riserve per avviare immediatamente la fase di aggiornamento e di professionalizzazione di parte del personale funzionale al mio processo di rinnovamento, prendo atto del prevalere delle forze di conservazione e delle resistenze, e trovo francamente paradossale che proprio chi si oppone al cambiamento, per tutelare privilegi e posizioni personali intrise di illegalità, mi accusi di voler “smantellare la protezione civile regionale”, soprattutto in questa delicata fase del processo di modernizzazione dell’importante struttura che mi pregio di dirigere. Voglio infine sottolineare che stamattina, seppur non invitato formalmente, sollecitato dalle organizzazioni sindacali, ho partecipato alla riunione del personale di protezione civile, ascoltando per ore, una per una, le ragioni di tutti i lavoratori, comprese quelle dei consiglieri regionali Fausto Orsomarso e Domenico (detto Mimmo) Tallini, invitati al tavolo dei relatori”.

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