L’Officina dell’Arte “invade” ancora una volta il teatro “Cilea” con una pièce leggera e divertente che, sabato sera, scalda la gelida culla dell’arte reggina priva di riscaldamenti. Questa l’unica bruttura di un evento che ha meritatamente registrato il sold-out grazie anche ad un copione interamente riscritto dalla compagnia artistica guidata dal maestro Peppe Piromalli protagonista insieme agli eclettici attori Patrizia Britti, Antonio Malaspina, Luisa Zappia. E sono stati proprio questi brillanti interpreti, un quartetto frizzante e comunicativo, nonostante le basse temperature del teatro, con la loro verve, talento innato e profondo amore di riportare l’arte in città, a “scaldare” e tenere inchiodati alle poltrone per oltre due ore, i tanti spettatori accorsi a vedere “Due dozzine di rose scarlatte”. E’ una di quelle pièce argute ed eleganti in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo, un testo umoristico e brillante che funziona e mette in evidenza il talento, la prestanza scenica, l’affiatamento di un gruppo di attori che, spettacolo dopo spettacolo, ha restituito a Reggio Calabria la voglia di “vivere” il teatro. Sullo sfondo, una curata scenografia costruita dai tecnici del settore Carmelo Lo Re, Pasquale Meduri, Roberto La Grotteria abili a creare il salotto dei coniugi Verani (interpretati rispettivamente dai camaleontici Antonio Malaspina e Patrizia Britti). In un matrimonio fin troppo fedele, la moglie dell’ingegnere Alberto Verani, Marina comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola. Il marito, complice l’amico avvocato, Tommaso Savelli interpretato dall’istrionico Peppe Piromalli, ne approfitta per tentare di conquistare la moglie dell’amico avvicinandolo ad una bella contessa alla quale invia due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo Mistero. Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie. Da questo equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci fa riflettere sorridendo sulle nostre debolezze. Strappa tante risate, una cameriera sbadata e follemente innamorata dell’ingegnere Verani, Rosina interpretata dalla giovane Luisa Zappia. Il testo brillante e divertente nasconde però quell’infelicità e quell’insoddisfazione che spesso accompagnano l’essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica e stagnante, in attesa che, prima o poi, arrivi qualcosa di nuovo a riaccendere una scintilla di vita, magari due dozzine di rose scarlatte. Nel back stage a supportare i protagonisti della scena, anche gli attori Tiziana Romeo (voce telefonica della contessa), Agostino Pitasi (primitivo pony express del negozio di fiori), Mariella Fortugno (aiuto scenico) che, insieme a tutto il team Officina, hanno rimesso in moto una “macchina teatrale” che, anche sabato sera, ha riempito la massima culla dell’arte reggina. Alla fine sono i continui applausi del pubblico a premiare la costruzione di un raffinato gioco situazionale ed esilaranti scambi verbali tra i personaggi interpretati da attori di “razza” che, nel rispettivo ruolo ma pur conservando quell’interesse all’interpretazione soggettiva che li contraddistingue, hanno mostrato raffinata eleganza, studio approfondito e grande espressività gestuale.