Tutto esaurito per il primo giorno della convention di Milano, organizzata dalla Lega Nord, e che ha visto la partecipazione del Fronte Nazionale francese e di altri partiti euroscettici appartenenti al gruppo “Europa delle Nazioni e della Libertà” (Enf), tra cui il “Partito per la Libertà austriaco” (Fpo), il “Partito per la Libertà” olandese (PVV) e il belga “Interesse Fiammingo”, con lo scopo – arduo ma importante – di delineare fondamenta e principi, limiti e regole, di un’altra Europa, che non sia un mero “centro commerciale” governata a Bruxelles da schiavisti. Perché, se siamo “più liberi, più forti, un’altra Europa è possibile”.
Questo, almeno, è il messaggio – che ha fatto anche da slogan – lanciato dal palco da Matteo Salvini e Marine Le Pen, mentre all’esterno i soliti antagonisti hanno dato vita a una prevedibile contromanifestazione antirazzista e antifascista. Ma – tuona il leader del Carroccio – alla convention hanno partecipato “persone per bene”, i “nazisti rossi” sono fuori.
Le Pen: “Immigrazione per impoverire nazioni europee e uccidere civiltà”
L’imperativo che ha scandito la giornata è “recuperare sovranità” dall’Unione europea. Ed è chiaro che il riferimento è, non soltanto alle politiche sociali ed economiche, ma anche a quelle che riguardano la gestione dei flussi migratori e del controllo delle frontiere. Salvini lo aveva ricordato qualche ora prima e lo ha ribadito anche all’incontro di Milano: se la Svezia – guidata da un governo di sinistra – “ha annunciato espulsioni di massa di oltre 80.000 clandestini”, negando loro la richiesta d’asilo, significa che “Schengen è morto”. Concetto ampiamente ripreso anche da Marine Le Pen che ha parlato di “infamia di Schengen” ormai in disgregazione perché contrario agli interessi degli europei, bocciando duramente l’immigrazione in massa, considerata come “l’ultimo braccio armato dell’europeismo”, diretto a “impoverire le nazioni europee e uccidere per sempre la civiltà” e ad “avere nuovi schiavi”. Ma la soluzione, secondo Salvini, non consisterebbe nel creare muri o fili spinati, quanto nell’esigere “regole e rispetto”.
Il “patriottismo” di Salvini tra nuovo nazionalismo e vecchio secessionismo
Posizioni che, sul piano storico-culturale, vanno di pari passi con la difesa dell’identità europea cristiana e delle tradizioni dei popoli, mentre, su quello sociale, si legano alla fine dell’esperienza della moneta unica. Non è possibile, tuttavia, non cogliere una certa contraddizione di fondo, almeno per quanto riguarda la difficile posizione del segretario della Lega che oscilla tra un nazionalismo da tutela del “Made in Italy” e un secessionismo più volte richiamato dai leghisti presenti, forse risolto, in qualche modo, da Salvini in un patriottismo che si colloca in una posizione di equilibrio precario.