Proprio nei giorni in cui il dibattito sulle unioni civili entra nel vivo, in attesa che inizi la discussione in Senato e che venga svolto l’atteso Family Day a Roma, rispettivamente il 28 e il 30 gennaio, il Consiglio d’Europa entra a gamba tesa e prova a fare lo sgambetto a chi si sta opponendo con forza all’introduzione nel nostro ordinamento giuridico del Ddl Cirinnà. E lo fa attraverso il segretario generale, Thorbjørn Jagland, che su twitter ha voluto incoraggiare “l’Italia a garantire il riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso” in conformità a quanto stabilito – si legge – dalla “Corte europea dei diritti umani (il caso Oliari e altri verso Italia del del 21 luglio 2015) e a quanto avviene “nella maggior parte degli Stati”.
Evidentemente, anche a seguito delle prese di posizione di numerose realtà associative e delle perplessità sempre più evidenti all’interno della classe politica italiana, persino quella governativa, l’Europa ha voluto condizionare e, probabilmente, indirizzare l’esito del dibattito in corso di svolgimento nel nostro Paese, che, come è noto, verte su punti cruciali quali la stepchild adoption e l’utero in affitto, dimenticando, tuttavia, che sempre più Paesi – dall’Ungheria alla Polonia, dalla Slovenia al Portogallo – hanno iniziato a manifestare ampio dissenso sul tema.
