La strategia europea difesa dalle istituzioni comunitarie e dagli membri che avrebbero voluto impostare tutto sull’accoglienza indiscriminata e sulla conseguente ripartizione pro quota dei migranti, è fallita miseramente. E a certificare il fallimento – su spinta dei Paesi dell’est Europa, gli stessi che hanno dovuto gestire l’esplosione della rotta balcanica – sono stati coloro che si accingono a passare dalla tesi non interventista a quella interventista.
Possibile intervento in Libia
La diretta conseguenza di quello che appare un mutamento decisivo, forse dovuto alla netta opposizione dell’opinione pubblica, potrebbe essere la trasformazione della Libia, al pari della Siria, nel teatro di imminenti operazione belliche. L’obiettivo, delineato dal ministro della Difesa tedesco, Ursula von der Leyen, riportato dal sito del Tgcom24, è quello di stabilizzare il Paese ed “evitare che il terrorismo islamico istituisca un asse del terrore in Nord Africa”. È nota, infatti, le recente “alleanza” tra lo storico gruppo di Boko Haram e l’Isis.
I dubbi su Schengen: ipotesi sospensione temporanea
In Europa, tuttavia, resta il nodo “Schengen”. Se alcuni Paesi, Italia in testa, continuano a difenderlo, molti altri, tra cui l’Ungheria, l’Austria e, più recentemente, la Slovenia, si stanno orientando verso la sua sospensione, anche a carattere temporaneo. Per quanto riguarda noi italiani, tuttavia, il dato più controverso, sul quale sarebbe bene riflettere, è la completa assenza del nostro Paese dai tavoli decisionali, nonostante l’Italia rappresenti la porta d’accesso della rotta mediterranea e si sia trovata a gestire i flussi migratori praticamente isolata.