Per Silvio Berlusconi, la denuncia della crisi democratica che sta attraversando il nostro Paese è una questione di primaria importanza. Il numero uno di Forza Italia – ormai lo si è capito bene – non si stanca mai di affrontare il problema, che ha trasformato in una questione di principio, del tutto vincolante ogni altro argomento politico. Come dargli torto? Ma non è tutto, perché, come è noto, per il presidente di Forza Italia alla base vi è una delicata e controversa crisi istituzionale, che sullo sfondo ha visto operare in prima linea due personalità importanti del panorama politico italiano recente. Stiamo parlano di Napolitano e Scalfaro, le cui responsabilità, secondo il Cav, “sono enormi”. “Ci sono stati quattro colpi di Stato negli ultimi 20 anni, con la complicità della più alta Istituzione dello Stato”, si legge sulla sua pagina Facebook, proprio a sottolineare la gravità della situazione.
Berlusconi parla addirittura di “sospensione della democrazia” con il “terzo governo non eletto” e un premier che possiede “una maggioranza incostituzionale che si regge sui (voti, ndr) di parlamentari eletti con il centrodestra che hanno tradito gli elettori e sono diventati sostegno della sinistra. Una maggioranza e un governo all’opposto della volontà degli elettori”. In tal contesto, caratterizzato da “una maggioranza illegale e moralmente inaccettabile”, non dovrebbe essere ipotizzabile cambiare la Costituzione, soprattutto se questo mutamento – si legge ancora – sarebbe diretto a “costruire un sistema di potere su misura” come se fosse un “vero e proprio regime”.
Insomma, per farla breve, l’Italia deve tornare a essere una vera democrazia e, per arrivare a questo risultato, il ruolo di Forza Italia dovrebbe essere quello di “portare in ogni angolo del Paese la crociata della democrazia”. Ma qui, forse, casca l’asino. Il partito del leader del centrodestra non gode di buona salute anche se, avverte il Cav, “tutti i professionisti della politica se ne sono andati e con noi sono rimasti solo quelli che fanno politica con entusiasmo e passione”. L’obiettivo, non certo facile da conseguire, è quello di mettere assieme una coalizione di centrodestra che riesca a superare il 40% al primo turno e, per farlo, il Cav, pur essendo incandidabile e ineleggibile, si dice pronto a mettersi nuovamente a disposizione del partito e ritornare in campo, anche prima di “aspettare la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo”.