Sono trascorsi quattro anni dalla fine dell’ultimo Governo Berlusconi, costretto alle dimissioni perché restio a sottostare ai diktat europei che imponevano riforme e austerità al nostro Paese, e da allora si sono succeduti tre Governi tecnici del tutto sprovvisti di legittimità popolare. L’ultimo, quello del segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, in carica da quasi due anni, avrebbero dovuto essere quello della svolta, della fine della crisi e della crescita. L’Italia, secondo l’ex Sindaco di Firenze, sarebbe diventata il Paese che avrebbe trainato il resto dell’Unione europea. Niente di tutto ciò. L’Eurostat – l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea – infatti ha reso noto che l’Italia va peggio degli altri Big dell’Ue. A far registrare i dati più negativi è la disoccupazione giovanile che, dal minimo registrato durante la crisi, ha recuperato solo 0,9 punti percentuali rispetto all’1,9 della Spagna, al 2,7 della Germania e ai 4,2 della Gran Bretagna. Il tasso di occupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni – ormai vera emergenza sociale del nostro Paese – è del 15,1%. L’Italia riesce a fare peggio persino della Spagna (che si attesta a 17,7%) e viene quasi doppiata dalla Francia (28%) e distaccata enormemente da Germania e Regno Unito che toccano quota, rispettivamente, 43,8 e 48,8%. Numeri preoccupanti che si aggiungono a quelli della produzione industriale che non soltanto è inferiore di oltre il 31% rispetto ai massimi precrisi, ma che ha recuperato soltanto il 3%, contro il 5,4% del Regno Unito, il 7,5% della Spagna, l’8% della Francia e il 27,8% della Germania. In tale contesto, sebbene il tasso di disoccupazione sia sceso all’11,5%, resta tuttavia inferiore a quello dei Paese succitati (Francia al 10,8%, Regno Unito al 5,2%, Germania al 4,5%), ad eccezione della sola Spagna dove la percentuale è pari al 21,6%, con una risalita che, però, è di 4,7 punti e, come tale, superiore a quella italiana.