SCILIPOTI ISGRO’ – AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI MATTEO RENZI
Premesso che:
Relativamente all’approvazione del disegno di legge che prevedeva la conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, recante misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti (ac 2844), l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari aveva ritenuto tale decreto-legge gravido di conseguenze negative sul risparmio nazionale e sul credito famiglie e delle piccole medie imprese e riteneva, altresì, che in Italia non avrebbe dovuto esserci una politica economica finalizzata esclusivamente a trasferire la proprietà di una parte rilevante del sistema bancario italiano alle grandi banche internazionali;
sul progetto di riforma, nei giorni precedenti alla presentazione del decreto-legge il Presidente del Consiglio dei Ministri aveva dichiarato che «Non sono finite le banche territoriali, le banche popolari restano tali, quelle molto grandi hanno 18 mesi per fare quello che chiede il mercato, cioè diventare società per azioni. Dopo 20 anni è una riforma storica»; «nessun intervento sulle banche di credito cooperativo, non si tratta di danneggiare la storia di piccoli istituti, ma di far sì che le banche sul territorio siano all’altezza delle sfide europee e mondiali»; «il nostro sistema bancario è solido, sano e serio. Ma ha bisogno di avere elementi di innovazione». A sua volta il Ministro dell’Economia e delle Finanze aveva dichiarato che la riforma era «interesse del sistema bancario e dei consumatori» e che si era scelta la via del decreto-legge «per dare un segnale di urgenza»;
nello specifico, le banche interessate dalla trasformazione in società per azioni erano, in ordine di dimensione dell’attivo, Banco Popolare, Ubi Banca, Banca Popolare Emilia Romagna, Banca Popolare di Milano, Popolare di Vicenza , Veneto Banca, Banca Popolare di Sondrio; Credito valtellinese, Banca Popolare di Bari e Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio;
nel corso dell’audizione alla Camera dell’11 febbraio 2015, il presidente di Consob Giuseppe Vegas aveva dichiarato: “Dal 3 gennaio al 9 febbraio 2015 i corsi delle banche popolari sono saliti da un minimo dell’8 per cento per UBI a un massimo del 57 per cento per Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, a fronte di una crescita dell’indice del settore bancario dell’ 8 per cento circa; anche i volumi negoziati hanno fatto registrare consistenti aumenti (cfr. Allegato 4 per un’analisi dettagliate sulle singole banche popolari). Numerosi studi in materia prodotti dagli analisti finanziari hanno evidenziato effetti positivi della riforma in termini di maggiore contendibilità ed efficienza delle banche, alimentando la salita dei corsi azionari (si veda l’ Allegato 5 per un dettaglio dei report dei principali analisti). La Banca popolare dell’Etruria e del Lazio aveva già avviato volontariamente un progetto di trasformazione in società per azioni nell’agosto 2014, progetto che però non è poi stato portato a compimento (l’Allegato 6 riporta informazioni di dettaglio su tale vicenda)6. In relazione a tale vicenda, la Consob aveva già analizzato l’andamento anomalo delle contrattazioni nella giornata del 22 agosto 2014, caratterizzato da un elevatissimo controvalore degli scambi (circa 20 milioni di euro, pari al 12 per cento del capitale sociale), senza tuttavia riscontrare elementi sufficienti ad avviare un’indagine di abuso di mercato. La Consob ha monitorato con particolare attenzione l’andamento delle azioni delle banche popolari a partire dall’emersione dei primi rumors sulla riforma, e quindi sin dai primi giorni dell’anno, attraverso analisi e approfondimenti dell’operatività di tutti i principiali intermediari in Borsa e fuori mercato, inclusa l’operatività in strumenti derivati. L’analisi della dinamica delle quotazioni nel periodo antecedente al 16 gennaio evidenzia che i corsi delle azioni delle banche popolari hanno mostrato in media una performance negativa. Infatti, ad esclusione della Banca Popolare di Milano, che ha fatto registrare un incremento del 9,59 per cento, le azioni delle altre banche popolari hanno segnato ribassi significativi. Tuttavia, le analisi effettuate hanno rilevato la presenza di alcuni intermediari con un’operatività potenzialmente anomala, in grado di generare margini di profitto, sia pur in un contesto di flessione dei corsi. Si tratta, in particolare, di soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio u.s., eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva. Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività sono stimabili in circa 10 milioni di euro. La Consob ha già proceduto ad inoltrare richieste di dati e notizie agli intermediari sia italiani sia esteri che hanno evidenziato un’operatività potenzialmente anomala. Sulla base delle analisi dei dati ricevuti si è reso necessario inviare ulteriori richieste ai soggetti indicati come clienti o committenti finali. In alcuni casi, trattandosi di soggetti esteri, è stato e sarà necessario predisporre richieste di cooperazione internazionale nei confronti di cinque Autorità estere.”;
l’avvenuta, presumibile, anticipazione a soggetti terzi dei contenuti del decreto-legge era da considerarsi come reato di insider trading;
fonti giornalistiche segnalano, altresì, che il padre del Ministro Boschi pare, già all’epoca del decreto banche popolari in oggetto, abbia avuto degli incarichi all’interno di alcuni consigli di amministrazione di alcune società legate a Banca Etruria e che pare abbiano ricevuto finanziamenti dalla stessa Banca Etruria, banca nella quale il padre del Ministro Boschi risultava essere nell’anno 2013 consigliere di amministrazione e successivamente nel 2014 lo vedeva promuovere a vice presidente, e inoltre si apprende, sempre da fonti giornalistiche, che anche il fratello del Ministro pare essere dirigente ed azionista dello stesso Istituto di credito;
risulterebbe che il documento della transazione della compravendita dei titoli delle società di cui sopra quotate in borsa (quelle relative al clamoroso boom del titolo in Borsa dopo il decreto sulle popolari) non sia stato reso pubblico o risulti essere inaccessibile dal sito web della Banca Etruria e tantomeno nessun riscontro o chiarimento è giunto dai diretti interessati;
oltretutto pare che gli stessi familiari del Ministro Boschi nel 2014 non abbiano reso pubblica la loro situazione patrimoniale;
questa vicenda, già all’epoca, ha avuto vasta eco su tutti i quotidiani perchè, proprio al vertice della Banca Popolare Etruria e Lazio siedeva il padre del Ministro delle Riforme costituzionali e rapporti con il Parlamento, On Maria Elena Boschi;
oggi apprendiamo del fallimento della Banca Popolare dell’Etruria e Lazio e assistiamo ad una vera e propria truffa che alcuni direttori di banca hanno perpetuato nei confronti dei loro clienti, soprattutto nei riguardi di piccoli risparmiatori e pensionati;
se non riteneva già sospetta l’inaspettata e improvvisa crescita dei titoli delle banche popolari a ridosso della pubblicazione del decreto-legge in Gazzetta Ufficiale;
inoltre:
così come evidenziato da alcune fonti giornalistiche anche per altri membri del Governo e per alcuni funzionari dei ministeri e qualche funzionario di Palazzo Chigi pare si possa parlare di conflitto d’interessi, citiamo ad esempio il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. La sua storia passata lo vedeva legato alla Legacoop e sarebbe in contrasto con il suo attuale incarico ministeriale perchè le sue funzioni dovrebbero vigilare proprio sul patrimonio cooperativo; altro esempio è quello relativo al Ministro Guidi, attuale Ministro dello Sviluppo Economico, che potrebbe avere conflitti d’interessi essendo legata al mondo delle industrie pubbliche;
si è riproposto, altresì, la situazione di crisi e di allarme anche per altri Istituti di credito;
chiede di sapere:
se i fatti sopra descritti corrispondano al vero e se si intenda fare chiarezza sulla vicenda;
se non ritenga, qualora corrispondessero al vero i fatti sopra descritti, che si possa parlare di conflitto di interessi relativamente al Ministro Maria Elena Boschi, ministro del Governo Renzi, a tutti i familiari coinvolti e al padre vicepresidente e azionista di una banca che è fallita insieme agli investimenti di centinaia di piccoli risparmiatori;
se non ritenga, a fronte di quanto sopra esposto, che la presenza nell’esecutivo del Ministro On. Boschi abbia compromesso non solo la trasparenza del progetto di riforma delle Banche popolari ma anche messo in discussione la credibilità del Governo stesso e se, alla luce di quanto accaduto in questi giorni, quali provvedimenti vorrà adottare per fare chiarezza sulle vicende sopra descritte;
quali misure si intendano adottare per risolvere definitivamente il problema del conflitto d’interessi.
Sen. Domenico Scilipoti Isgrò