Quando si parla di integrazione e di confronto interculturale, porsi la domanda “che venti tirano in Italia?” è, ormai, cosa buona e giusta. Secondo quanto riportato nelle colonne de “IlGiornale” in un editoriale di Alessandro Sallusti, un preside di una scuola che si trova a Rozzano, nell’hinterland milanese, “ha annullato la tradizionale recita (di natale, ndr) perché la canzoncina «Tu scendi dalle stelle» potrebbe offendere i bambini di religione islamica”. E, come se non bastasse, “ha anche ordinato di togliere i crocifissi dalle aule per mettersi al riparo da possibili ritorsioni dell’Isis”.
Insomma, per farla breve, in nome della laicità, sarebbe stato inferto l’ennesimo affondo alle nostre radici culturali, quasi come se la scure di decisioni insensate volesse costringerci a rinunciare alla nostra identità in nome un buonismo che in concreto si è sempre dimostrato controproducente.
I casi di festività negate, nonostante si tratti del credo della stragrande maggioranza della popolo italiano, per non turbare la sensibilità di chi la pensa diversamente o ha un altro credo, benché si tratti di piccole minoranze, stanno diventando fenomeni in aumento in un Paese – l’Italia – in cui la cultura e le tradizioni nazionali sembrano provocare la vergogna o l’indifferenza di qualcuno. Non v’è dubbio, pertanto, che le parole del direttore del quotidiano di via Gaetano Negri siano abbastanza eloquenti, soprattutto quando parla di suicidio dell’Occidente.