Che Matteo Salvini e Angelino Alfano siano portavoce di idee politiche differenti è noto, come è noto che rappresentino due modi differenti di percepire gli eventi storici e abbiamo modi altrettanto differenti di proporre soluzioni per i problemi – semplici o complessi che siano – che, volenti o nolenti, la classe politica è chiamata ad affrontare.
Divergenze profonde, dunque, che stanno emergendo anche in queste ore rispetto non soltanto ai tragici eventi di Parigi ma anche in merito alla questione del terrorismo nella sua complessità, sia sul piano interno che su quello internazionale.
Il leader della Lega e di Noi con Salvini, il cui linguaggio non lascia mai spazio a equivoci e fraintendimenti, nei giorni scorsi, riprendendo l’ashtag #iononhopaura, ha ribadito le proprie soluzioni – “basta tagli a sicurezza e forze dell’ordine, stop immigrazione, espulsioni”, si legge sulla pagina Facebook dell’eurodeputato lombardo che aveva anche proposto la chiusura di profili sui social e di siti internet – ma anche invitato il premier Renzi e lo stesso Alfano a svegliarsi.
Il silenzio, in poche parole, sarebbe complice del terrorismo, pertanto servirebbero “proposte e fatti concreti”, perché – aggiunge – “cortei e minuti di silenzio non battono l’Isis”. Sul piano internazionale, invece, la ricetta salviniana consiste nel “sostegno militare alla Russia per annientare l’ISIS, controllo delle frontiere, blocco degli sbarchi ed espulsione dei clandestini, verifica a tappeto di tutte le occupazioni abusive nei nostri quartieri popolari, da Milano a Palermo”.
Il numero uno del Carroccio, attraverso la sua presenza in Tv, tra l’altro, si è reso protagonista di un duro scambio di vedute con il ministro dell’Interno che, nella giornata di ieri, ha deciso nuovamente di replicare, alzando i toni del confronto.
Durante un’intervista su Rai uno, il leader del Nuovo centrodestra ha parlato di “nanismo morale di alcuni personaggi della vita pubblica” e ha dichiarato che “ho la sensazione, dopo aver ascoltato Salvini, che quasi quasi il suo dispiacere sia che l’attentato non è successo in Italia, che in Italia non succeda nulla di tutto quanto di drammatico è successo nel resto del mondo, che lo metta nella condizione di potere fare un po’ di caciara e guadagnare un po’ di voti”.
Immediata la replica dell’eurodeputato lombardo che, sempre attraverso la sua pagina Facebook, prima ha annunciato querela e poi ha lanciato un nuovo ashtag, #alfanodimettiti. “Non è una questione personale – ha chiarito – è buon senso, è legittima difesa, è la voglia di vivere in un Paese sicuro, guidato da gente capace”.