MOLINARI, IN QUALITA’ DI MEMBRO DELLA COMMISSIONE:” NECESSARIO RIMPINGUARE IL NUMERO DEI MAGISTRATI IN CALABRIA. CONTRO LA CORRUZIONE E IL VOTO DI SCAMBIO LA SOLUZIONE E’ LA LEGGE LAZZATI”
Le persone più avvedute e che sanno “ascoltare” le voci del territorio già sapevano che la provincia di Cosenza era ben lungi dal rappresentare quell’isola felice, ma la situazione attuale, fotografata alla luce delle audizioni di ieri, è ancora più cruda, accostandola al resto del tormentato territorio calabrese. Quella della disillusione è stata, dunque, la costante emersa, assieme alla preoccupante limitatezza dei mezzi di cui dispongono gli inquirenti per contrastare la ‘ndrangheta : un altro appunto che – pur con la tradizionale discrezione degli uomini nella trincea della legalità – è stato obiettivamente evidenziato. Alla luce di ciò, come vado – confortato dalle rimostranze dei cittadini e degli operatori del diritto – da tempo dicendo, risulta un clamoroso autogol da parte del Governo la diminuzione dei presidi di legalità in Calabria, ad iniziare dal Tribunale di Rossano. Proprio l’anno scorso, l’elenco dei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa nella provincia cosentina si è ampliato con l’inserimento del comune di Scalea ma è da segnalare l’aumento della soglia di attenzione su altri comuni: Corigliano (già precedentemente sciolto), Acri (con propaggini che buttano sinistre ombre anche sulla regolarità delle elezioni amministrative di altri comuni), Castrolibero, Marano Marchesato. Si tratta di enti locali che hanno visto coinvolti in indagini i loro ex maggiori protagonisti istituzionali. Ma ciò su cui occorre riflettere è la delusione che ha contraddistinto alcuni inquirenti sullo strumento costituito dal 416 ter, anche nella nuova versione tanto sponsorizzata dal Governo e dal M5S e che invece avrebbe dovuto – nell’intenzione dei suoi maggiori propugnatori – essere risolutivo nella lotta contro le mafie. Anche alla luce dell’insoddisfazione registrata nella chiusura del caso Girasole, è emersa, al contrario, la pratica inadeguatezza del suo uso nel disvelamento dei meccanismi collusivi tra mafia e politica. In quest’ottica, il mio richiamo all’efficacia della Legge Lazzati ha visto meno scetticismo in ambito governativo, al contrario di chi quel DDL l’ha prima firmato e poi l’ha sabotato, lasciandolo cinicamente nelle secche della Commissione affari costituzionali, da dove spero possa spiccare il volo. Probabilmente anche alcuni ex-movimenti pseudo-rivoluzionari sono diventati meno drastici sulle strade percorribili per ottenere il consenso… Voglio fare un ultimo appunto sugli “omissis” saltati dai verbali dei collaboratori di giustizia, messi a disposizione dell’opinione pubblica. A parte il problema dell’individuazione dei responsabili della fuga di notizie riservate, mi preme stigmatizzare la strumentalizzazione che viene fatta di tali notizie. Al di là dell’ovvia difesa della libertà di stampa, richiamerei ad un uso più consapevole di tale importante mezzo di comunicazione troppo spesso oscillante tra gossip irresponsabile (che può anche scivolare nella diffamazione o calunnia) o informazione superficialmente asettica. Ma forse sono io che non faccio mercato…
Sen. Francesco Molinari
Componente Commissione Parlamentare Antimafia