“L’Architettura islamica” sarà al centro della conversazione che l’Arch. Glauco d’Agostino terrà sabato 31 ottobre alle ore 18,00 presso la Sala di San Giorgio al Corso con l’intervento di Stefano Iorfida, Presidente Anassilaos e di Claudio Sergi, Responsabile Anassilaos Giovani Architettura e Design. Si tratta del primo di una serie di incontri che l’Associazione Culturale Anassilaos, avvalendosi di studiosi, intende dedicare all’arte e alla cultura dell’Islam. Lo studio di D’Agostino, frutto di un’intensa attività di ricerca sul campo, è un viaggio attraverso l’architettura islamica non solo nei suoi aspetti estetici e formali, ma anche nei suoi significati contenutistici, simbolici e spirituali. L’itinerario si distribuisce tra la dimensione spaziale (dall’Africa occidentale, al Maghreb e al Medio Oriente, dall’Asia centrale all’Indocina) a quella temporale (dall’Egira ai nostri giorni), incontrando la varietà delle espressioni stilistiche regionali (dall’architettura sahelo-sahariana, a quella mediterranea, dalle scuole persiane e indiane a quelle malesi e indonesiane), ma soprattutto inserendo i caratteri compositivi nei contesti storici e politici di riferimento (dal dominio degli Omayyadi, a quello degli Abbasidi, dei Fatimidi, degli Ottomani, fino ai regimi autocratici o secolari dei nostri giorni). Ne viene fuori un quadro complessivo molto variegato, all’interno del quale moschee e minareti, scuole coraniche e mausolei, elementi decorativi e iscrizioni calligrafiche si fondono per la realizzazione di aspirazioni concettuali come rispetto, sincerità, conoscenza e armonia. Niente è casuale nella composizione architettonica islamica e, pur nella conservazione di caratteri tipologici primari, un’incredibile diversificazione di forme e tecnologie, di materiali e colori conduce verso l’integrazione tra identità e innovazione. Lo scopo dello studio non è solo quello di presentare una vetrina acritica di esempi architettonici o una semplice catalogazione di elementi stilistici, quanto quello di penetrare il senso profondo di una religiosità che contiene in sé aspetti ideali e mistici, ma anche sociali e comunitari; e, scoprendo di volta in volta questi aspetti, tentare di costruire le linee-guida di una progettazione equilibrata che incontri le necessità spirituali ed etiche della Umma, la comunità islamica, nel suo complesso. Il mondo islamico, sempre sospeso tra l’intransigenza etica dei suoi costumi tradizionali e la spinta esogena ad uno strabiliante progresso tecnologico, è in cerca di una difficile coesistenza di forma e di contenuti. Gli aspetti funzionali non dovrebbero prescindere dalla manifestazione di spiritualità su cui la comunità si fonda; e i principi islamici dovrebbero rappresentare un ponte di collegamento per la classica distinzione tra architettura religiosa e quella civile: tutto questo è parte del normale dibattito contemporaneo tra critici ed esperti del ramo. Oggi sussiste il pericolo dell’affievolimento di quell’identità che lo stile tradizionale islamico interpreta e della perdita di riconoscibilità dei vari stili regionali, espressioni di condizioni climatiche e costitutive dei territori locali. Questo perché l’uso del cemento armato e l’introduzione dell’aria condizionata ha progressivamente reso inutili tutti gli accorgimenti strutturali e compositivi che storicamente hanno dato forma e funzione all’edificio classico, tanto religioso quanto civile. Comunque, non è che questa separazione tra modernità e tradizione si sia poi dimostrata così drastica, come dimostrano gli sforzi e i tentativi operati dagli architetti contemporanei per giungere ad una sintesi. Così, tra la presentazione di monumenti famosissimi (come il Tāj Mahal e Santa Sofia a Istanbul) e la pletora di edifici religiosi meno conosciuti, ma non meno interessanti, dell’architettura locale e vernacolare, lo studio di D’Agostino intende risvegliare l’interesse per espressioni artistiche e per un mondo spesso misconosciuti o poco valorizzati.
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