Nel 1951, una delegazione dell’Associazione Italia-URSS visitò il Kazakhstan. Tra gli undici componenti: Gianni Rodari e Mario Alicata. L’anno successivo quell’esperienza fu narrata in una plaquette ormai introvabile: è custodita solo in alcune biblioteche. Ciò che colpisce i visitatori italiani sono le distanze e gli spazi immensi. Per raggiungere Alma Ata – l’antica capitale – sono andati incontro al sole, volando per ben 4.000 chilometri attraverso l’Unione Sovietica. Alma Ata (padre delle mele) si presenta con lunghi viali alberati; sullo sfondo le montagne che preannunciano il tetto del mondo e attorno la steppa. Il canto degli uccelli è la loro sveglia mattutina. L’Italia è lontana ma non ignota. Nota e apprezzata la cucina italiana: gli spaghetti in particolare. I kazaki conoscono anche l’opera lirica e il cinema italiani; Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio. Durante la visita al Conservatorio di Musica di Alma Ata incontrano un tenore che aveva studiato in Italia e cantato in alcuni teatri italiani: Firenze, Forlì, Napoli, Palermo, Siracusa. Colgono con chiarezza che il Kazakhstan – grande otto volte l’Italia – è al crocevia di Europa e Asia; punto d’incontro di mondi ed epoche diverse. Un paese fortemente mutato dopo sessant’anni: conservando, però, intatto e immutato il suo fascino che lo rende unico.
Tonino NOCERA