Un imprevisto cono d’ombra, rappresentato dallo strumentale spegnimento della luce sulla piazza e dal ritiro (gesto democraticamente riprovevole!) del vessillo cittadino, non ha offuscato minimamente la genuinità popolare di una manifestazione – “La Spallata” – che si è misurata sul parametro della correttezza dello svolgimento dei fatti e delle consequenziali considerazioni critiche. E’ stato il passionario leader di Alleanza Calabrese, Enzo Vacalebre – non dunque un rappresentante dell’estabilshment partitico – espressione del popolo di Destra che, in una incoraggiante misura, ha accolto il suo invito per fare sentire, democraticamente, il pensiero forte del dissenso rispetto alle opzioni (ma quali?) dell’attuale amministrazione comunale che si consuma in annunci, fotografie, narrazioni di inaugurazioni di opere già avviate dalla precedente amministrazione democratica, antecedente cioè l’antidemocratico innesto ortopedico di un commissariamento pallidamente eteropilotato dalle forze politiche opposte all’amministrazione di destra, condotto con totale chiusura di prospetti di crescita della città e vocato esclusivamente verso soluzioni computistico – ragionieristiche. L’operazione “Reggio delenda est! ” era stata dunque scientificamente predisposta senza che ne ricossero le condizioni per il suo sorgere. Basti pensare alle approfondite riflessioni che gli attuali tutori del Sindaco Marino hanno svolto in ordine all’esigenza, che giustificasse il commissariamento, di una accertata ricorrenza di adeguatezza dei concreti, determinati, storicamente accertati fattori tali da stravolgere scelte di indirizzo politico o di gestione amministrativa. Hanno concluso, insomma, Cantone in primis, che pure essendo vero che durante la gestione Marino fatti anche di rilevanza penale grave erano stati accertati (corruzione politica), essi però in concreto non avevano modificato le ragioni politiche che hanno alimentato le scelte della pubblica amministrazione. Principi sacrosanti, pure espressi per evidenti ragioni di Stato), principi che sono stati totalmente messi sotto i piedi per la vicenda Reggio e ciò sia nel provvedimento ministeriale che Alfano portò al Consiglio dei Ministri (attingendo all’arcinoto contenitore della commissione di accesso) sia in quella parodia della giustizia voluta dalla Legge come operazione di vernissage giudiziaria rispetto a decisione assunte dal potere esecutivo.
Ora basta!
Tutto è dietro le nostre larghe spalle! Reggio democratica respinge la triste idea che ancora si possa parlare di una parte “buona” e di una parte “malata” della città che ha ricercato e continua a ricercare i percorsi della riconciliazione proprio partendo dall’iniziative di base, come quella esemplare voluta da una espressione della Politica popolare, Enzo Vacalebre, politico non professionista, vero portatore dei principi della Destra sociale, che ha diffuso la scintilla di una fiamma tanto odiata a sinistra ma che continua a brillare ed illuminare il nostro percorso politico. L’assenza delle rappresentanze ufficiali della minoranza (con esclusione dell’ottimo Massimo Ripepi e dell’apprezzato Lucio Dattola), che continua a brillare per l’eloquente silenzio, non sminuisce la validità di un’iniziativa premiata dalla presenza di centinaia di presenze in piazza. Anzi. Mentre si avvertono nell’ambito dell’amministrazione Falcomatà pericolosi segnali di retromarcia rispetto ad importanti progetti maturati nella disponibilità offerta dal decreto Reggio e finanziamenti vari, la minoranza consiliare ha il dovere di inseguire istante per istante questa mortificante azione di depauperamento ai danni della città. Allo stato attuale risultano già dispersi al vento oltre cento milioni di fondi destinati ad opere di eccelso valore che l’Amministrazione Scopelliti aveva con lungimiranza proposto per opere pubbliche di strategica importanza. Con buona pace dei consiglieri regionali, provinciali e nazionali! E’, ancora, di attualità il funerale preannunciato dell’aeroporto della città che aggiunto alla aggravata crisi dell’intero settore della viabilità ordinaria e ferroviaria, ha relegato Reggio in una condizione di interclusione tagliata fuori da ogni coordinamento anche infraregionale. Siedono al parlamento politici reggini di destra e di sinistra, di cui non ricordiamo più neanche i nomi ma solo i cognomi, che brillano per il loro brutale silenzio, adeguatamente stipendiato, segno evidente di una totale ignoranza delle piattaforme strutturali problematiche, preoccupati soltanto di verificare le chance dei loro agognati rinnovi parlamentari. Nella sua trasparente linearità, il messaggio forte e genuino del Popolo di Destra segnala l’esigenza di una forte mobilitazione per un totale processo di rinnovamento che riguardi, oltre l’attuale maggioranza comunale, soprattutto la disgregata compagine residuata al flop del postberlusconismo che trova difficoltà a dialogare nell’ambito di un non più procrastinabile processo di unificazione, contando su risorse culturali ed imprenditoriali emergenti; “innovazione nella conservazione” è la traccia che punta a conservare valori irrinunciabili ma soprattutto al recupero di nuove sensibilità politiche capaci di intercettare la istanze sociali di una comunità che registra un preoccupante declino etico e politico.
Luigi Tuccio