Valeria Fedeli, senatrice del Pd, vicepresidente del Senato. Dopo 34 anni vissuti da sindacalista nel settore del pubblico impiego e poi nel tessile, anche con incarichi europei (Presidente sindacato europeo tessili) in questa legislatura è approdata alla politica. Pragmatica, determinata, portatrice dei temi della difesa e delle libertà femminili, si è messa al lavoro con la passione che da sempre caratterizza la sua vita. Incontrandola nel suo studio al Senato, le abbiamo chiesto: “Che cosa pensa delle diatribe nel Pd?”. Non si è smentita, rispondendo: “Sono temi importanti. Quello che mi interessa è l’unità del Pd ma anche, e soprattutto, ‘fare’ per cambiare e innovare questo Paese. Sono qui per questo”. L’abbiamo intervistata per tracciare un parziale bilancio di questi ultimi giorni al Senato.
D-Il dibattito e le votazioni sulle riforme in Senato sono ancora in corso, anche se alcuni scogli sono stati superati. Giorni difficili e anche, per alcuni versi, scomposti. Che ne pensa?
Valeria Fedeli – Sono giorni decisivi. E’ un importante passaggio, molto significativo per le riforme e il cambiamento che gli italiani si aspettano. Ci sono stati, però, troppi elementi di turbolenza. Un confronto civile, pur forte, fra posizioni politiche diverse non può vedere episodi come quelli accaduti. Ci sono state aggressioni verbali, gesti e insulti nei confronti del Presidente del Senato Grasso, nei confronti di donne da parte di uomini e anche di donne da parte di donne. Un clima davvero inaccettabile. Le aggressioni verbali, i gesti, le offese; il tutto nel luogo principe delle istituzioni nazionali e nel momento in cui più forte dovrebbe sentirsi la responsabilità del ruolo che noi parlamentari ricopriamo: le votazioni sulla riforma costituzionale.
Che questi comportamenti vivano nelle aule così alte delle istituzioni è un fatto di una gravità assoluta: su di noi sono puntati gli sguardi della nazione intera, gli obiettivi delle telecamere, le aspettative di milioni di persone.
D – Al di là del clamore sui comportamenti (che fa spesso più audience) la maggioranza ha tenuto e si procede …
Valeria Fedeli – Non solo la maggioranza ha tenuto, ma il Pd è rimasto unito. In più, la maggioranza di governo ha visto che chi aveva già votato questa riforma, ha confermato il suo voto. Tra l’altro, abbiamo ripristinato per quanto riguarda gli articoli 1 e 2 il testo che era uscito in prima lettura dal Senato. Si può dire che il risultato sia molto positivo e che, dal punto di vista politico, il fatto significativo sia che non è la sola maggioranza di governo a fare la riforma, ma uno schieramento più largo. Ritorno comunque a sottolineare il punto centrale: l’unità del Pd e la coesione della maggioranza di governo.
D – Sembrerebbe che ora la strada possa essere più facile, finalmente in discesa?
Valeria Fedeli – La strada non è ancora in discesa, anche se sono state approvate parti importanti. Ci sono ancora due punti che considero passaggi delicati e rilevanti: quello che riguarda l’elezione del Presidente della Repubblica (art.21) e l’altro è l’art. 39, la norma transitoria che ha una funzione molto importante. Su tutto questo avverto che ci sono ancora delle tensioni. Comunque sono fiduciosa dell’esito positivo perché stiamo lavorando su questi due punti per una sintesi dentro al Pd e con la maggioranza di governo
D – A dimostrazione della permanenza delle tensioni, l’opposizione ha minacciato l’Aventino…
Valeria Fedeli – Intanto, credo che sia sempre sbagliato abbandonare l’aula. Per ora, l’abbandono dell’aula è avvenuto solo per quanto riguarda un articolo da parte del Movimento Cinque Stelle. Ci sono anche segnali positivi. Ieri le opposizioni hanno fatto una riunione, sono rientrate in aula e vi sono rimaste. Tra l’altro, sia ieri sia oggi non hanno più utilizzato elementi ostruzionistici. Un modo di esserci istituzionalmente serio. Mi auguro che, nonostante le minacce, si rimanga in aula. Lo considero un elemento democratico di valore, ci si prende la responsabilità di votare contro. Del resto, qualunque italiano vuole vedere come la pensano gli eletti.
D – In questi giorni è scattata un’ulteriore polemica di Bersani, a cui Guerini ha risposto a stretto giro di posta (ndr. vedi nostro articolo su “Tribuna”). La minoranza Dem non manca occasione per rilanciare. Anche inopportunamente?
Valeria Fedeli – Penso di sì. Oltretutto, il tema va esplicitato da parte di Bersani. Mi chiedo quale sia il tema questa volta. Questa modalità – dopo che si sta faticosamente facendo la Riforma – non è comprensibile. Francamente la scelta di Bersani di tornare sull’argomento non la condivido e non la comprendo.
D – Torniamo all’Aula. Il linguaggio e le intemperanze che attraversano la politica sono sempre più frequenti. Si sceglie di usare toni e parole vicini alla “pancia della gente” con il risultato di costruire un clima di volgarità e aggressione. Lei come vive questi momenti in Aula?
Valeria Fedeli – È un degrado che ho vissuto dall’inizio della legislatura, perché l’episodio del 2 ottobre è solo la punta dell’iceberg di una modalità sempre più aggressiva. In questa legislatura sono avvenuti episodi che hanno visto l’utilizzo di linguaggio molto volgare, assolutamente inaccettabile nell’Aula del Senato. Rivelano una mancanza di serietà e di rispetto per le istituzioni in cui si sta. Credo che tutto questo non solo sia dia di chi li compie una pessima immagine al Paese, ma che occorra che questo degrado vada assolutamente fermato. La riunione dell’altro giorno del consiglio di Presidenza potrebbe aver segnato uno stop definitivo. Per capirci, nessuna tolleranza. Abbiamo un regolamento chiaro.
D – C’è chi pensa che, abbassando il livello del linguaggio, si prendano più voti poi…
Valeria Fedeli – Non credo proprio. Ritengo che gli italiani guardino a cosa proponi, con quali motivazioni, con quali argomenti. Non credo che abbiano voglia di una classe dirigente che punta su questi mezzi. E’ chiaro che chi utilizza questo vocabolario pensa di parlare toccando le corde emotive per avere più audience o voti. Ma fa un enorme danno alla democrazia del Paese e alle istituzioni. Su questo non c’è dubbio.
D – Nel 2018, a meno di elezioni anticipate su cui nessuno oggi in realtà punta, lei non sarà più senatrice. Quali progetti ha?
Valeria Fedeli – Intanto, dopo tanti anni di attività sindacale e dopo quest’opportunità che mi è stata data di fare questa legislatura, spero di mettere a profitto l’esperienza. Tornerò a occuparmi dei diritti e delle libertà delle donne e voglio, anche attraverso il volontariato, affrontare il tema della tutela dei bambini.
D – C’è chi ha paura di perdere la poltrona al Senato? Magari, dietro alcune resistenze, c’è anche questo…
Valeria Fedeli – Sì, certo. Una parte di chi resiste, sentiti gli argomenti, tradisce la paura di non essere più candidato o di dover concorrere alla Camera in una competizione che, certo, sarà più ampia.
D – Magari anche feroce, no?
Valeria Fedeli – Non so se più feroce, sicuramente più ampia. Del resto, alla Camera si possono aprire nuovi spazi. Ci sono molti politici che hanno fatto tante legislature. Se si cominciasse a dire che dopo tre legislature si lascia, non credo che sarebbe un male. Anche questo è importante, così come credo lo sia la novità sulla composizione del Senato che stiamo varando. E’ un cambiamento culturale per quella stessa classe dirigente che è eletta sul territorio e deve raccordarsi al resto del Paese e all’Europa.
D – Proprio sicura di non avere rimpianti?
Valeria Fedeli – Sicurissima. Le dirò di più. Sono molto orgogliosa di stare in un luogo dove in questi giorni stiamo votando di non esserci più. La mia storia mi ha sempre portato a intendere la politica come servizio e quando mi sono presa delle responsabilità, l’ho fatto per innovare e cambiare, mai per conservare quello che rappresentavo a livello personale.
di Dario Tiengo