Che un’intesa tra le due grandi potenze, sulla crisi siriana e sull’avanzata del cosiddetto Stato Islamico, la si debba in qualche modo raggiungere, è probabilmente pacifico anche se non scontato. Russia e Stati Uniti hanno una visione diversa su diversi aspetti decisivi della politica estera, prova ne è quanto si sta verificando da qualche anno a questa parte, sia sul fronte ucraino che su quello mediorientale, dopo che i due Paese hanno provato a dialogare in modo costruttivo, a volte con grande successo, per lungo tempo. L’Italia di Silvio Berlusconi ha fatto ampiamente la propria parte, assumendo la funzione di mediatrice tra lo “Zar” Vladimir Putin e l’ex Presidente americano George Bush. È stato l’arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama a determinare un cambiamento nelle dinamiche internazionali, tanto che si è assisto a un involuzione tale da riproporre pericolosamente la divisione del mondo in due blocchi. La guerra fredda non sembra poi così lontana.
La Russia, tuttavia, è riuscita a ritagliarsi un ruolo da protagonista assoluto in Medioriente, uno di quei ruoli che – gli esperti sostengono – farà guadagnare popolarità al leader russo, tanto da consentirgli di risolvere a proprio vantaggio anche la complessa crisi ucraina, con buona pace dei suoi più acerrimi detrattori. Ma Europa a parte, gli equilibri più delicati sono quelli in Siria. L’intervento delle forze armate aeree russe, cui si sarebbe recentemente aggiunto quello navale, su esplicita richiesta di Damasco, ha consentito non solo di colpire diversi obiettivi sensibili tanto cari ai terroristi di matrice islamica, ma anche di dare nuova linfa vitale all’esercito regolare siriano che, dopo mesi di immobilismo, ha ripreso a recuperare terreno, respingendo assalti e riconquistando porzioni di territorio.
E adesso, dopo aver dato un decisivo segnale al mondo, “dichiarando guerra” all’Isis e procedendo a bombardarne centri e postazioni chiave, il Cremlino si dice pronto a valutare la proposta di Washington di “coordinare le azioni nella lotta al gruppo terroristico dello Stato islamico in Siria”. Questo è quanto riportato dal sito del Tgcom 24, che riprende le dichiarazioni del portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, precisando che “è solo necessario concordare alcuni dettagli tecnici che saranno discussi a livello di esperti dai rappresentanti del ministero della Difesa russo e del Pentagono”.
Restano le due questioni di fondo, ovvero i (presunti) bombardamenti russi nei confronti dei ribelli (altrettanti presunti) siriani e il futuro del Presidente Assad. Secondo quanto riportato nuovamente dal sito del Tgcom, sull’argomento è intervenuto anche il nostro ministro della Difesa, Paolo Gentiloni, secondo il quale “l’unica soluzione possibile in Siria è accompagnare all’uscita Assad senza creare un vuoto di potere”.