“Un crimine invisibile che rischia di minare la tenuta finanziaria di moltissime attività commerciali ed artigianali”. Con queste parole, Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA, si è espresso con riferimento a un pericoloso che, negli ultimi anni, in conseguenza della drastica diminuzione del credito erogato dalle banche, nonché “nel conseguente aumento dei ritardi nei pagamenti avvenuto nelle transazioni commerciali tra le imprese e il perdurare di elevati livelli di disoccupazione”, ha assunto proporzioni sempre più ampie. L’usura, in poche parole, soprattutto al Sud, sta diventando una vera e propria piaga sociale, capace di inquinare (quasi) irreversibilmente il già malato tessuto socio-economico sorretto dalle piccole imprese (tra l’altro, in precario equilibrio).
Secondo quanto si apprende da sito dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre, se è vero, come è vero, che “tra la fine di giugno del 2011 e lo stesso periodo del 2015, l’ammontare degli impieghi bancari alle imprese è diminuito di 104,6 miliardi di euro”, è altrettanto vero che “il numero di estorsioni e di delitti legati all’usura denunciato dalle forze dell’ordine all’Autorità giudiziaria è aumentato in misura esponenziale”. Rispetto al 2011, quando le denunce di usura erano 352, il 2013 fa segnare un +30,7 %, fermandosi a quota 460, mentre le estorsioni sono passate da 6.099 a 6.884, facendo registrare un +12,9 %. Dati, questi, che, tuttavia, non consentono di valutare e studiare il fenomeno in tutta la sua complessità e penetrazione sociale, non fosse altro per la facile constatazione che segnalazioni e denunce sono di gran lunga inferiori rispetto al numero reale di episodi che caratterizzano la diffusione di questo crimine sul territorio
Com’era prevedibile, i dati più preoccupanti sono quelli registrati nelle regioni del Sud, ovvero Campania, Calabria (dove, in particolare, l’indice del rischio usura è pari a 146,6, ovvero il 46,6 % in più rispetto alla media nazionale), Sicilia, Puglia e Basilicata, soprattutto “nelle aree dove c’è più disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiori sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti”.