L’ultimo episodio di tentato suicidio da parte di una studentessa avvenuto all’interno delle mura scolastiche della nostra città richiama il mondo della scuola nelle sue diverse articolazioni, e non solo, a riflettere sui problemi del disagio che coinvolge sempre più spesso i nostri ragazzi nel delicato momento dell’adolescenza, allo scopo di collegare l’analisi e la definizione più chiara del problema con la ricerca di soluzioni operative. E’ indispensabile avviare un percorso di confronto e di collaborazione con i diversi attori del territorio con cui condividere strategie d’intervento e strumenti per supportare il lavoro quotidiano dei docenti e sostenere gli studenti che esprimono nelle diverse forme la loro situazione di difficoltà. Il giovane ha bisogno di molteplici cure, che per essere efficaci presuppongono un ‘attenzione costante da parte delle istituzioni e della società nel suo complesso. La fragilità insita nella condizione giovanile merita un rispetto attivo, intenso a proteggere e comprendere le istanze degli adulti di domani: è non è retorica affermare che il futuro e la prospettiva stessa della società passano necessariamente attraverso la costruzione di un percorso sereno ed equilibrato dell’età più esposta e delicata. Le cause sono riconducibili a fenomeni di bullismo, di comportamenti a rischio, problemi con i coetanei,di dipendenza all’uso di stupefacenti, di comportamenti violenti, di fughe da casa per difficoltà in ambito scolastico, di suicidio e di tentativo di suicidio. La didattica è la prima forma di prevenzione del suicidio nella scuola. Sono molteplici i fattori che portano al suicidio in fase adolescenziale, bisogna pertanto prestare grande attenzione (docenti compresi) ai segnali di crisi taciuti dai ragazzi anche per ridurre il rischio della ripetizione del gesto. Bisogna superare omertà e afasia. Si deve creare una “cultura della crisi”, mettere in circolo ricerche ed esperienze, energie e sinergie tra pubblico e privato. E’ fondamentale creare un “comitato di crisi” nella scuola e una rete “protettiva” sulla scuola, sostenuta da un’équipe di psicologi per sostenere il processo di metabolizzazione dell’evento. Si riconosce, pertanto, la necessità di rimotivare l’azione della scuola nei confronti del disagio, coinvolgendo l’Ordine regionale degli Psicologi e l’Assessorato regionale alla Sanità per istituzionalizzare il servizio di counseling scolastico non solo per gli allievi, anche per i genitori ed i docenti. Uno dei primi obiettivi, pertanto, da perseguire con una proposta di intesa sperimentale, potrà essere quello di individuare sul territorio un certo numero di scuole secondarie di 2° grado riconosciute a rischio per contesto sociale in cui la scuola insiste, soprattutto per consistente numero di popolazione scolastica(è il caso del comune di Reggio Calabria),o altro significativo indicatore sociale, ricadenti su alcuni distretti socio-sanitari prescelti per portare avanti l’esperienza. La proposta è in linea con gli orientamenti europei( solo Italia e Lituania non sono dotate di una legislazione in merito) e afferma un principio che da oltre quindici anni aspetta di essere riconosciuto attraverso una non più rinviabile legge:l’istituzione di un servizio strutturato di psicologia scolastica all’interno degli istituti scolastici di ogni grado. La presenza dello psicologo contribuirà al miglioramento della vita scolastica,supporterà anche le famiglie,migliorerà la qualità dei servizi offerti dalle istituzioni scolastiche e fronteggerà ,prevenendoli,i fenomeni di insuccesso formativo, di abbandono, di dispersione e di disagio giovanile. L’attuale contingenza storico-sociale richiede al sistema formativo,cui concorrono le altre istituzioni obbligate a fornire servizi alla persona, la capacità di rispondere a grandi sfide: in questa condizione ,la scuola deve essere,più che mai,”scuola di valori”che non mira semplicemente a formare il cittadino e il lavoratore,cma si preoccupa innanzi tutto della persona.
Reggio Calabria 25/9/2015 Prof. Guido Leone
Già Dirigente tecnico USR Calabria