Enorme anomalia italiana. Perdura il credit crunch delle banche nei confronti delle imprese
Le statistiche ufficiali della Banca d’Italia sul credito alle imprese a giugno 2015 certificano ancora una leggera decelerazione della dinamica tendenziale negativa rispetto a maggio (-1,9% su base annua contro -2,2%), confermando le difficoltà della ripresa. Includendo nell’aggregato i prestiti non rilevati nei bilanci bancari – in quanto cartolarizzati – e le variazioni dovute a riclassificazioni e fluttuazioni del cambio, si registra una dinamica negativa meno severa (-1,6% a giugno contro -1,9% del mese precedente). E’ invece proseguito, con la sola eccezione dei prestiti superiori al milione di euro, il trend decrescente dei tassi di interesse applicati alle imprese non finanziarie, raggiungendo minimi storici per i nuovi prestiti fino ad un milione di euro, fino a 250.000 euro e per quelli concessi alle Famiglie Produttrici. Ciò è avvenuto principalmente sulla scia degli interventi della BCE. Anche il differenziale (SPREAD) fra i tassi applicati alle Famiglie Produttrici e quelli alle imprese per importi superiori a un milione di euro ha fatto registrare un minimo storico, pari a 207 punti base. Ne consegue che alla riduzione delle condizioni applicate ha corrisposto una contrazione dello stock di prestiti alle imprese, determinata da una crescita delle nuove operazioni concesse nel primo semestre 2015, pari al +18,3% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente, insufficiente per neutralizzare completamente la maggiore dinamica delle operazioni estinte (+25,9%). Il che pone in evidenza il perdurare del credit crunch delle banche nei confronti delle imprese, quantificabile da novembre 2011 a giugno 2015 in 113 miliardi di euro. Interessanti i risultati di un’analisi comparata (benchmarking analysis) condotta dagli esperti dell’OCSE per ciascuno dei 34 Paesi aderenti all’Organizzazione, fra cui l’Italia, pubblicata a metà agosto (Financing SME’s and Entrepreneurs 2015), benché riferita al periodo 2007-2013. Come noto, oltre l’80% del credito bancario italiano va a beneficio delle imprese non finanziarie medio-grandi (identificate con le imprese che occupano almeno 20 addetti, e la cui dinamica risulta in contrazione dal maggio 2011. L’importante novità emersa dallo studio dell’OCSE è rappresentata dal confronto con gli altri paesi, che consente di quantificare l’enorme anomalia italiana. Infatti, le imprese italiane con meno di 20 addetti, ( di cui abbonda la Calabria) che rappresentano la vera spina dorsale del tessuto produttivo domestico (molto più che nella stragrande maggioranza dei paesi dell’OCSE), incontrano troppo spesso difficoltà insormontabili nell’accesso al credito bancario, che quasi sempre costituisce l’unica fonte di finanziamento esterno legittimo. Inoltre, le poche imprese minori che riescono ad ottenere credito devono sostenere condizioni più severe rispetto alle imprese medio-grandi, dovendo pagare tassi d’interesse significativamente più elevati e prestare crescenti garanzie, in quanto ritenute più rischiose.
E’ NECESSARIO CHE LA REGIONE CALABRIA IMPEGNI E LIBERI RISORSE ECONOMICHE PER SOSTENERE LE IMPRESE E FAVORIRE LA CRESCITA DEI CONSUMI.
c.s. – confesercenti