“In questi giorni sta tornando di stretta attualità, anche per alcuni tristi fatti di cronaca, la questione del caporalato in Calabria e nella sibaritide in particolare. Un fenomeno che chiaramente e giustamente va combattuto ed arginato, ma non vorremmo che analisi superficiali del fenomeno portassero ad arrivare a facili interpretazioni. L’equazione agricoltura uguale caporalato o lavoro nero non può tornare. È una generalizzazione errata e fuorviante, rispetto alla realtà dei fatti, soprattutto nelle nostre realtà agricole”. A invocare un approccio diverso rispetto al fenomeno del caporalato di cui si sta parlando insistentemente anche nella sibaritide, dopo i fatti accaduti in Puglia, è il coordinatore regionale FAPI, Cristian Vocaturi. “La maggior parte delle aziende della sibaritide in agricoltura lavora con fatica e nel rispetto delle regole, tra l’altro con una concorrenza del mercato spietata – continua Vocaturi. Perchè è inevitabile che il prodotto di un’azienda che lavora nella legalità e nel rispetto delle norme del sistema italiano abbia costi più alti. Piuttosto sarebbero necessari interventi per alleggerire l’appesantimento burocratico, soprattutto in una zona come quella della sibaritide che paga un scotto altissimo in termini di infrastrutture e collegamenti.
È un costo ed è un limite da superare perché le aziende siano nel pieno della legalità senza che questo possa gravare in maniera eccessiva sul costo del prodotto” – conclude.
–