“Orto in condotta”(copyright Slow Food Educa) al Comune di Siderno per la realizzazione degli “Orti Urbani”: la consapevolezza che siamo in una fase di passaggio fondamentale della nostra storia per recuperare le tradizioni contadine e il patrimonio identitario del paesaggio agrario che ha subito aggressioni ciniche e spregiudicate da parte di speculatori urbani che hanno puntato allo sfruttamento del suolo spesso grazie all’appoggio di scelte politiche più o meno trasversali. Per difendere il patrimonio naturalistico la condotta giusta è quella della riappropriazione del territorio da parte dei cittadini per iniziare un percorso di cultura del paesaggio laddove “cultura” deriva da còlere – coltivare, riferito alla coltivazione della terra. “Quando la guerra sarà finita, su questa terra che ha ospitato le trincee torneranno i prati e rifiorirà la speranza”. Ermanno Olmi Non siamo andati fuori tema, perché la frase di Olmi, pronunciata per presentare il suo ultimo e splendido film, “torneranno i prati”, può essere mutuata anche per la “guerra” edilizia e di impermeabilizzazione cementificatoria che ha devastato il territorio italiano, per poi piangere sui danni provocati dalle cosiddette “bombe d’acqua” ma che, per essere onesti e realisti, devono essere chiamate “ bombe d’uomo”. Ma proprio sui quei terreni occorre far “rifiorire la speranza”. Con il progetto nazionale “Orti Urbani”, Italia Nostra intende rafforzare il rapporto con la terra per ritrovare la socialità perduta( come dimostrano vari esempi riusciti in molte città con l’attività di “guerrilla gardening” contro l’incuria e l’abbandono di aree verdi e abbandonate) e “legare tutti gli orti italiani in un’unica rete di scambi e di conoscenze, al di là della differenze di tipologie, di usi, di costumi, di luoghi,ed anzi proprio con lo scopo di esaltarne le differenze di colture e culture,. Nella convinzione che ciò favorisca un’economia etica delle popolazioni e l’incontro tra le persone”(Evaristo Petrocchi, consigliere nazionale I. N.). A queste iniziative ha dato man forte anche Michelle Obama con la realizzazione di un orto nel giardino della Casa Bianca per lanciare gli “orti comunitari di quartiere”, le “community garden”, sia per “imparare a coltivare frutta e verdura in casa propria- perché ha un sapore migliore”- sia per “interrompere la monotonia del cemento della metropoli”. Aderire al progetto di I.N. è molto semplice, con l’impegno però di rispettare le regole agronomiche fissate dalla Facoltà di Agraria di Perugia e le direttive del protocollo d’intesa sottoscritto da Italia Nostra nel 2008 con l’ANCI e con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, con l’aggiunta di un ulteriore protocollo di intesa con gli Agronomi sottoscritto all’EXPO di Milano. Nel solco di questo protocollo d’intesa la sezione di Italia Nostra di Crotone comunica che ha depositato in Comune un progetto per la riqualificazione di un’area adiacente la Fortezza aragonese-Castello di Carlo V. Attualmente, tale spazio incolto è diventato quasi una discarica, un parco dei divertimenti per vandali annoiati (due incendi dell’erba alta in quest’ultimo anno) e un parcheggio per auto e moto. Pessimo biglietto da visita per chi, risalendo via Discesa Bastione Castello, volesse ammirare e fotografare uno dei monumenti fra i più rappresentativi della città pitagorica. Italia Nostra sezione di Crotone intende ripartire da qui per creare nel tempo una cintura verde intorno alla Fortezza in accordo con il Comune capoluogo di Provincia e gli altri enti preposti alla tutela dell’imponente Bene Culturale. Ad oggi, a livello nazionale, la superficie interessata è di 500mila mq. con 40 aderenti, soprattutto Comuni, con la possibilità, citando A. Celentano, di poter affermare finalmente che il cemento NON ti chiude anche il naso.
Giovanni Scarfò-socio Italia Nostra