Tra la fine del ‘700 e per tutto l’800 la Calabria attrasse molti viaggiatori stranieri, soprattutto inglesi, che volevano conoscere i luoghi della Magna Grecia e le loro bellezze paesaggistiche. Luoghi, tradizioni, costumi ed opere d’arte, che per loro erano sconosciuti, furono lo scopo di questi viaggi che poi vennero trasferiti nelle loro opere, il più delle volte accompagnate da una ricca iconografia fatta di incisioni o acquerelli. Opere oggi di interesse documentario oltre che artistico e letterario.
Fra questi ci fu anche lo scrittore e pittore inglese Edward Lear (1812-1888). Viaggiatore infaticabile e artista capace come pochi di unire le sue abilità nel disegno e nella pittura con il racconto dei luoghi visitati, ha prodotto volumi che contengono veri e propri reportage illustrati. Del viaggio di Lear in Calabria, avvenuto nell’estate del 1847 insieme ad un amico, ci rimane un resoconto, fatto da lui stesso, nel suo “Journals of a landscape painter in Southern Calabria” pubblicato nel 1852 a Londra. L’itinerario inizia da Reggio Calabria il 25 luglio 1847 e termina il 5 settembre dello stesso anno nella stessa città dopo aver attraversato l’entroterra e la costa della provincia.
Borghi come Motta, Bova, Condofuri, Staiti, Bovalino, Roccella, Palmi, Scilla, Villa San Giovanni, solo per citarne alcuni, furono visitati da Lear e dal suo compagno di viaggio, grazie anche all’aiuto di una guida locale che li condusse per le contrade del reggino insieme al suo asino. Dalle immagini di Lear traspare la dualità della terra calabrese, divisa fra l’asprezza delle montagne e la dolcezza delle coste, e l’analogia fra il carattere dell’ambiente e la natura della gente del posto. Ma ad avere un ruolo centrale nel ”diario” di Lear è soprattutto il suo racconto, fresco, vivace ed attento a cogliere scene di vita della Calabria di quel tempo.