24\08\2015 – Il giornalismo dei nostri giorni è ormai il cosiddetto giornalismo d’inchiesta: svela le malefatte (presunte o reali); scova gli scheletri negli armadi; non perdona nessuno. Perché nessuno è innocente: basta cercare. Il giornalismo di guerra è ormai un settore di nicchia. Nato durante la Guerra di Crimea, ha avuto illustri esponenti: Winston Churchill, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Luigi Barzini, Ernest Hemingway, Robert Capa, Curzio Malaparte, Indro Montanelli. In Italia fra gli inviati di guerra va ricordato Almerigo Grilz. Era nato a Trieste, dove fu dirigente del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Ma – preso dalla passione per il giornalismo – abbandona la politica attiva dimettendosi da consigliere comunale di Trieste. Fonda l’Albatross Press Agency assieme a Fausto Biloslavo e Gian Micalessin e comincia la dura vita del reporter di guerra freelance. I suoi servizi furono acquistati dalla CBS, dalla NBC, dal Sunday Times. In Italia da Panorama e da RID (Rivista Italiana di Difesa). La prima esperienza in Afghanistan: occupato dall’ Armata Rossa. Poi Cambogia, Filippine, Libano, e l’Africa: Etiopia, Angola e Mozambico. Le due ex colonie portoghesi erano teatro di una feroce guerra civile tra i movimenti che si erano battuti per l’indipendenza. FLNA e UNITA contro MPLA in Angola; RENAMO contro FRELIMO in Mozambico. In quest’ultimo paese Almerigo Grilz incontrò la morte il 19 Maggio 1987 a Caia, nei pressi del fiume Zambesi, colpito da una pallottola vagante durante una battaglia. Riposa dove è morto, in terra d’ Africa, ai piedi di un albero. Per ricordarlo è stato pubblicato un libro Gli occhi della guerra e realizzato un documentario L’albero di Almerigo. Toni Capuozzo gli ha dedicato una puntata della sua trasmissione Terra. In Normandia, a Bayeux, su ventitrè lapidi sono stati incisi i nomi di quasi duemila giornalisti caduti in guerra dopo il D-Day. Tra loro c’è anche Almerigo Grilz, Ruga come era chiamato dagli amici.
Tonino Nocera