Scaduti oggi i termini per convertire in legge il decreto che avrebbe disciplinato il gioco d’azzardo; a Bologna concluso il contradditorio fra Sottosegretario all’Economia Baretta, deputato Lorenzo Basso e Iori del CONAGGA. Ramonda di Apg23 contro la regolamentazione
Sono scaduti oggi i termini dati dalla legge delega al Consiglio dei Ministri per approvare i decreti legislativi che avrebbero riorganizzato il comparto del gioco d’azzardo. L’ipotesi di una disclina restrittiva sulla pubblicità che sarebbe entrata in vigore in questi giorni dovrà aspettare la presentazione di una nuova proposta di legge da parte del Governo o del Parlamento.
Pier Paolo Baretta, sottosegretario di Stato dell’Economia e delle Finanze, durante il Convegno sulla dipendenza da gioco d’azzardo compulsiva, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, ha ribadito la posizione del Governo: «il Parlamento con la legge delega aveva detto: no al proibizionismo, sì alla regolamentazione: il singolo comune lo deve tenere presente». «Dobbiamo conciliare – ha continuato Baretta – le esigenze di tutelare la salute pubblica, combattere l’illegalità e dare un apporto all’erario. Ricordiamoci che la lotta di ludopatie ha bisogno di risorse, recuperiamole». Il sottosegretario di Stato così ha risposto alle questioni sollevate da Matteo Iori, presidente del CONAGGA (Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo): «Sono 2 milioni gli italiani a rischio minimo, e un milione quelli che sono a rischio elevato. Rischiano di essere rovinati dal gioco d’azzardo, con costi per spese sanitarie dirette che sono a carico dello Stato per circa 6 miliardi di euro all’anno».
Il Deputato Lorenzo Basso, promotore dell’intergruppo parlamentare sul gioco d’azzardo gli ha fatto eco: «La nuova legge dovrà prevedere un divieto totale di avviare campagne pubblicitarie per il gioco d’azzardo, come accade in Germania o nel Nord Europa. La mia preoccupazione è per le eventuali esclusioni al divieto.
Oggi le campagne per il gioco responsabile sono tenute dalle stesse lobby dell’azzardo; è come se la Philip Morris andasse nelle scuole a parlare di fumo responsabile». La voce dei 300 ragazzi ospiti in sala, provenienti dalle Comunità terapeutiche di tutta Italia, è stata raccolta da Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII: «L’uomo ha bisogno di relazioni; le persone sole, o quelle che da bambini, nei primi cinque anni di vita, non hanno avuto questo bisogno assecondato, sono le prime ad essere a forte rischio di dipendenza. A qualcuno la devono fare pagare, in molti casi la fanno pagare a sé stessi; noi lo vediamo in moltissimi ragazzi che accogliamo. La classe politica ha enormi responsabilità. I cittadini si aspettano leggi giuste; la legge, anche in questo caso, ha un ruolo fondamentale per formare la cultura, la vita, la socialità di un popolo». Ramonda ha portato la Posizione di una Comunità che dalla regolamentazione del gioco d’azzardo prende le distanze: «Non è possibile la riduzione del danno perché non esiste un gioco responsabile; un popolo si costruisce con politiche sociali a favore dei giovani, non con il gioco d’azzardo. Siamo con i comuni che compiono obiezione di coscienza nei riguardi delle slot machines; e chiediamo da subito: una moratoria per i gratta e vinci. Creare una società amante della morte attraverso il gioco è un paradosso»
Ufficio stampa Comunità Papa Giovanni XXIII