La questione immigrazione ha tenuto banco al vertice Ue fino alle prime ore del mattino, sino a quando, cioè, pare sia stata raggiunta una seppur piccola intesa che potrebbe rappresentare un primo passo verso una gestione ancor più coordinata dell’emergenza che il vecchio continente sino ad ora non è riuscito a trattare con la dovuta responsabilità.
Il dilemma di fondo riguardava (e continua a riguardare) solo ed esclusivamente la distribuzione delle quote obbligatorie per i profughi, rispetto alle quali ancora fino alla tarda serata di ieri non si registrava alcun consenso tra gli Stati membri. E, se da un lato, il presidente del Consiglio europeo ed ex Primo Ministro della Polonia, Donald Tusk, ammetteva che “il meccanismo volontario è credibile solo con significativi e precisi impegni entro fine luglio”, dall’altro il premier italiano, Matteo Renzi, lo incalzava lanciandosi in dure invettive contri i colleghi europei, invocando – almeno da parte italiana – la tanta acclamata solidarietà europea. Sulla stessa linea l’Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini.
Qualche minuto fa, tuttavia, attraverso la sua pagina facebook, il segretario del Pd ha annunciato che finalmente, “alle tre del mattino”, l’Europa ha accettato “la redistribuzione di 40mila donne e uomini arrivati sulle coste nostre e greche”. “Un primo passo, certo, non sufficiente a mio giudizio – ha continuato Renzi – ma superiamo il principio del trattato di Dublino, sciaguratamente firmato in passato anche dall’Italia. Un segno di solidarietà finalmente e la dimostrazione che l’Europa sta insieme per un ideale, non solo per dei valori economici”. “Certo: c’è ancora molto da fare, e lo faremo – ha concluso – Oggi vince l’Europa della solidarietà e perde l’Europa dell’egoismo: si cambia verso”.
Speriamo non sia uno dei soliti slogan da campagna pubblicitaria.