Nel porto di Reggio Calabria è approdata la nave da carico battente bandiera di Singapore, Torm Arawa, con a bordo 223 immigrati che, secondo le prime indiscrezioni, sarebbero stati salvati al largo delle coste libiche. Secondo quanto emerso, inoltre, risulterebbero tutti di sesso maschile e avrebbero diverse nazionalità, provenendo, tra gli altri, da Senegal, Nigeria, Gambia, Mali, Burkina Faso e Costa d’Avorio.
Per chi non lo avesse capito o per chi ancora facesse orecchie da mercante, ormai è incontrovertibile: gli immigranti tratti in salvo nel Mediterraneo, all’interno del Canale di Sicilia e nei pressi delle coste Nordafricane, devono essere portati in Italia, a prescindere da chi si sia occupato delle attività di soccorso e salvataggio. Nella migliore delle ipotesi – che corrisponde anche ad una percentuale pressoché irrisoria – possono raggiungere la Grecia.
Insomma, mentre il nostro Governo tentenna, brancolando (quasi) nel buio, vittima (ma non a sua insaputa) delle ipocrisie europee, e mentre la stessa Europa litiga sulla questione quote, sulla distinzione tra profughi e migranti per motivi economici e, soprattutto, su chi si debba assumere la responsabilità della gestione del fenomeno e l’organizzazione degli interventi sul territorio (l’Italia ovviamente), il dramma dell’immigrazione continua a presentarsi in modo via via sempre più insostenibile.
Tutte le navi, insomma, portano in Italia.