Il mare quale leva di rilancio dell’economia reggina
Una delle risorse da valorizzare nella provincia di Reggio Calabria e, più in generale, nel complesso del nostro Paese, è quella costituita dal mare, in quanto asset prezioso per la nostra economia, in grado di alimentare il tessuto imprenditoriale locale, di generare richezza e contribuire all’occupazione della forza lavoro. Per questo, ancora una volta, con il “Terzo Rapporto sull’Economia del Mare”, Unioncamere ha rinnovato il proprio contributo a supporto della blue economy quale filiera che, soprattutto nel quadro di una congiuntura economica ancora sfavorevole e caratterizzata da incertezza, può rivestire un ruolo chiave per l’uscita dalla recessione. L’analisi dell’economia del mare delineata si articola in sette settori: la filiera ittica, quella della cantieristica, l’industria delle estrazioni marine, il comparto che comprende le attività di movimentazione di merci e passeggeri via mare, i servizi di alloggio e ristorazione, le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale e le attività sportive e ricreative . Alla fine del 2013 l’economia del mare della provincia di Reggio Calabria conta oltre 2mila imprese, pari al 4,2% della base imprenditoriale locale complessiva. Di queste, 876 (il 41,4%) operano nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione, a confermare come il turismo legato al mare costituisca una risorsa strategica per Reggio Calabria nonché il più importante comparto afferente alla blue economy. Il secondo settore per numerosità imprenditoriale è quello della filiera ittica, che conta 420 imprese, pari al 19,8% del totale; segue, a breve distanza, il comparto delle attività sportive e ricreative, con 336 imprese, corrispondenti al 15,9% del totale delle imprese blue. Importanti sono anche i contributi della filiera della cantieristica (234 imprese, l’11,1%) e del comparto relativo alla movimentazione di merci e passeggeri via mare (con 116 imprese rappresenta il 5,5% della base imprenditoriale blue). Sono, poi, 75 le imprese attive nella ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (3,6%), mentre si attestano a 56 le aziende dell’industria delle estrazioni marine (2,7%). Nel periodo 2011-2013, nonostante l’andamento negativo dell’economia provinciale, la base imprenditoriale della blue economy reggina ha mostrato un’importante capacità di tenuta (+0,4%, a fronte di una variazione del -0,9% riferita al complesso dell’economia), grazie soprattutto al contributo del segmento delle attività sportive e ricreative legate al mare (+36 imprese). In diminuzione, tuttavia, è risultato lo stock di imprese afferenti all’industria delle estrazioni marine (-11 imprese) e quello della filiera della cantieristica (-26 imprese). Confrontando la composizione del sistema imprenditoriale blue reggino con quella della regione di appartenenza, emerge, nella provincia, un ruolo meno marcato delle imprese operanti nel comparto turistico: complessivamente, le attività sportive e ricreative e quelle connesse con i servizi di alloggio e ristorazione, assorbono il 57,3% delle imprese dell’economia del mare provinciale, a fronte di un’incidenza del 65,5% nel caso della Calabria. Ad ogni modo, la quota è superiore rispetto a quella rilevata nel complesso del nostro Paese, pari al 55,7%. I comparti che invece assumono una maggiore rilevanza a Reggio Calabria rispetto alla media regionale sono quello della movimentazione di merci e passeggeri via mare (5,5% di imprese, a fronte del 3,6% calabrese), la filiera ittica (19,8% contro il 17,3% regionale), la filiera della cantieristica (con l’11,1% di imprese, a fronte dell’8,6% rilevato nella media della regione) e, infine, l’industria delle estrazioni marine (2,7%; 1,4% in Calabria). Quest’ultimo settore spicca anche a livello nazionale per una consistenza imprenditoriale relativamente superiore (in Italia rappresenta, infatti, appena lo 0,3% della blue economy complessiva). Dal confronto tra la blue economy reggina e quella nazionale, emerge, inoltre, il legame particolarmente importante tra il mare ed il tessuto imprenditoriale della provincia: l’incidenza delle imprese blue su quelle complessive, infatti, a Reggio Calabria è superiore non solo rispetto alla media nazionale (3%), ma anche relativamente al Mezzogiorno (3,9%), la macroripartizione che vanta la più elevata quota di imprese afferenti alla filiera. Quantificato l’apporto che l’economia del mare fornisce alla base imprenditoriale della provincia di Reggio Calabria, passiamo a valutare il suo contributo alla produzione di ricchezza locale. Ebbene, nel 2013, il valore aggiunto prodotto dalle attività appartenenti alla blue economy reggina si attesta a 344 milioni di euro, pari al 4,5% del totale economia. Peraltro, il contributo della fliera all’economia provinciale è risultato particolarmente importante durante la crisi economica degli ultimi anni, visto che tra il 2009 e il 2013 è cresciuta del 6,2% la ricchezza prodotta dal mare, mentre nel complesso dell’economia si è registrata una contrazione del 4,8%. Oltre un terzo (il 35%) del reddito prodotto dalla blue economy provinciale nel 2013 è ascrivibile al settore del trasporto marittimo (120 milioni di euro), ma contributi importanti sono forniti anche dai servizi di alloggio e ristorazione (98 milioni, il 28,4%) e dalle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (che sebbene rappresenti appena il 3,6% in termini di tessuto imprenditoriale, contribuisce con 68 milioni, pari al 19,7%, alla produzione di ricchezza). Risultano, invece, più distanti in termini di dimensione produttiva il settore delle attività sportive e ricreative (21 milioni, il 6,2%), la filiera della cantieristica (19 milioni, il 5,6% del valore aggiunto totale prodotto dall’economia del mare), la filiera ittica (17 milioni, il 4,8%) e l’industria delle estrazioni marine (un milione, lo 0,3% ). Confrontando la distribuzione settoriale della ricchezza prodotta dall’economia del mare reggina con quella calabrese e italiana a spiccare è soprattutto il ruolo, nell’economia locale, del comparto della movimentazione di merci e passeggeri via mare, che, grazie alla rilevanza del porto di Gioia Tauro, genera il 35% del valore aggiunto della filiera, a fronte del 14% regionale e del 16,7% nazionale. È proprio grazie al contributo di tale settore che l’economia del mare riveste, a Reggio Calabria, un peso particolarmente marcato in termini di produzione di ricchezza (4,5% del totale economia) sia rispetto alla regione di appartenenza (3,8%) sia relativamente alla media italiana (3%).L’altro fondamentale contributo fornito dalla blue economy, accanto alla capacità di creare ricchezza ed offrire opportunità imprenditoriali, è quello di alimentare la domanda di lavoro, ruolo particolarmente rilevante in una provincia caratterizzata da livelli di disoccupazione storicamente molto elevati.
Sono quasi 8 mila gli addetti reggini impiegati nell’economia del mare, pari al 5,9% del totale degli occupati provinciali. All’interno dell’economia del mare, la distribuzione degli addetti tra i vari settori rispecchia in larga parte quella relativa al valore aggiunto, seppur con qualche lieve differenziazione. Per dimensione occupazionale il primato va sempre al settore della movimentazione di merci e passeggeri via mare (2.600 posti di lavoro, pari al 32,9% dei lavoratori blue) seguito a breve distanza dai servizi di alloggio e ristorazione (2.200 occupati, il 27,7%). Il peso occupazionale della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale si attesta al 13,6% (si ricorda che la percentuale sfiora il 20% con riferimento al valore aggiunto, a testimoniare che tale settore si caratterizza per una elevata produttività del lavoro); la cantieristica (670 lavoratori, l’8,4% del totale blue), la filiera ittica (626 lavoratori, il 7,9%) e le attività sportive e ricreative (729 lavoratori, il 9,2%) assorbono infine quote occupazionali simili. Si conferma, anche sul fronte dei posti di lavoro, il trend anticiclico dell’economia del mare, che tra il 2009 e il 2013 è stata in grado di mantenere stabile i propri livelli occupazionali (+0,3%), sebbene nel contempo il complesso dell’economia abbia sperimentato un calo dei posti di lavoro del 2,3%. Come segnalato in riferimento alla ricchezza prodotta dalla filiera, anche dal punto di vista dell’occupazione Reggio Calabria si distingue per un peso particolarmente rilevante delle attività di movimentazione di merci e passeggeri via mare, con un’incidenza tripla rispetto a quella riscontrata in Italia, mentre più contenuta rispetto alla media nazionale è la quota di occupati impiegati nei servizi di alloggio e ristorazione (27,7% contro 36,7%).Se l’importanza dell’economia del mare per l’economia reggina è evidente osservando la sua incidenza in termini di consistenza imprenditoriale e di ricchezza prodotta, è tuttavia dal punto di vista dell’occupazione che il peso della filiera blue è particolarmente elevato (5,9%), peraltro con un netto stacco rispetto sia alla media regionale (5,1%) sia, soprattutto, rispetto al dato riferito all’Italia (3,3%).
Comunicato stampa Camera di Commercio Reggio Calabria