La Danimarca svolta a destra. Il Premier uscente, nonché leader del partito socialdemocratico e candidato del centrosinistra, Helle Thornng Schmidt, non ha potuto fare altro che ammettere la sconfitta e consegnare il Paese nella mani della coalizione di centrodestra guidata da Lars Løkke Rasmussen, che, secondo quanto emerso dagli ultimi dati forniti, dovrebbe ottenere 90 seggi in Parlamento contro gli 85 del centrosinistra. All’interno della coalizione vincente, tuttavia, si sono venuti a delineare equilibri delicati, giacché lo storico Partito liberale della Danimarca (Venstre – Danmarks Liberale Parti) pare sia stato superato, in termini di consensi, dal Partito del popolo danese (Dansk Folkeparti) – considerato euroscettico, populista ed anti-immigrazione – che “rischia” di diventare il secondo partito della Danimarca.
Già in passato, tra il 2001 e il 2011, aveva assunto un ruolo importante ma aveva comunque deciso di non entrare nel governo liberale, limitandosi a fornire un sostegno esterno. Il consenso è cresciuto vistosamente nel corso degli anni tanto da aver inciso enormemente sulla campagna elettorale di Rasmussen, principalmente sui temi dell’immigrazione e dell’Ue. Proprio rispetto a quest’ultima ha chiesto il referendum sulla permanenza. Chissà se, adesso, deciderà di far valere il proprio peso in modo decisivo.