Secondo quanto emerso dall’ultima indagine condotta dall’Inps, il primo quadrimestre del 2015 (gennaio-aprile) ha visto un aumento, rispetto al corrispondente periodo del 2014, sia delle “assunzioni a tempo indeterminato” (+155.547), che dei “contratti a termine” (+44.817). Nel medesimo periodo, inoltre, è stata registrata una duplice diminuzione, ovvero “le assunzioni in apprendistato” (-11.685) e “le cessazioni di rapporti di lavoro” (-79.988). L’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale ha, quindi, rilevato che “il saldo netto dei rapporti di lavoro è pari a 268.667 unità”. A ciò si aggiunga che il totale delle cessazioni, ottenuto sommando quelle a tempo indeterminato e quelle degli apprendisti e dei rapporti a termine, è pari a “1.458.862, il 5,2% in meno rispetto allo stesso periodo del 2014, quando erano state 1.538.850”
Il dato poco confortante consiste nella costatazione che l’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato risulta superiore alla media nazionale per lo più nelle regioni del nord a cui si aggiungono Umbria, Marche e Sardegna, andando da un +75,3% del Friuli-Venezia Giulia a un +34,6% della Toscana. L’Inps ha poi concluso, spiegando che “nei primi quattro mesi le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 650.897 (+31,4%)”. Queste, dunque, le assunzioni, considerando il rapporto tra il 2015 e l’anno passato. E i licenziamenti nel frattempo intercorsi? Per avere un quadro complessivo e chiaro del mercato del lavoro, sarebbe quantomeno opportuno avere una panoramica completa del rapporto tra assunzioni e licenziamenti nei periodi considerati.