Il tempo è galantuomo è un modo di dire spesso utilizzato da chi si attende giustizia e qualcuno lo utilizzò in una conferenza stampa all’indomani della bufera mediatica che “dava i numeri” su stratosferici debiti del Comune di Reggio Calabria e voleva lo scioglimento dell’Amministrazione Comunale guidata da Demetrio Arena. Scioglimento che avvenne con la motivazione mai compresa (specie oggi in considerazione dei fatti romani) contiguità mafiosa. Oggi a distanza di anni, i “reggenti” di Palazzo San Giorgio, hanno certificato un Bilancio consuntivo 2014 pari a meno 87 milioni di euro, ben distante dalle cifre create ad hoc per allarmare ed inferocire la gente che iniziava a sentire il peso della crisi economica nazionale. In un primo momento si disse 679 milioni di euro, poi c’era chi diceva sono 300, e così facendo improvvisati matematici davano cifre a casaccio. Il sindaco Arena nel 2011 si sbracciava nelle conferenze stampa dell’epoca per tranquillizzare riguardo la situazione delle casse comunali che non era come la descrivevano gli avversari politici ed i sobillatori di folle e promise che avrebbe presto presentato i numeri reali del debito. Numeri che riportarono la cifra di 117 (poco più) milioni di euro poi certificata dalla Corte dei Conti e dalla Terna Commissariale. Non gli fu creduto anzi fu fatto in modo che la gente non gli credesse per attaccare un “continuatore” del Modello Reggio creato da Giuseppe Scopelliti e copiato in altre città italiane in quanto ritenuto valido. 
Il debito di Reggio Calabria era in linea con quello di molte altre città italiane della stessa dimensione, città combinate molto peggio non furono attenzionate alla stessa maniera anzi per nulla. A chi ha festeggiato a Piazza Italia, il giorno dello scioglimento comunale e che poi addirittura auspicava anche il default totale, appare evidente che non interessassero le sorti di una città che sarebbe stata data in mano a dei commissari prefettizi che avrebbero esclusivamente inasprito i tributi locali.
Fabrizio Pace
