Qualche giorno fa, mentre navigavo su internet alla ricerca di notizie sull’esibizione delle frecce tricolori, sono venuta a conoscenza che all’istituto “Augusto Righi” di Reggio Calabria è attivo il corso per i trasporti e la logistica, il quale, ovviamente, forma ogni anno un gruppo di Periti dei Trasporti e della Logistica. Sbocco naturale per questi giovani diplomati dovrebbe essere l’iscrizione alla facoltà d’ingegneria, con un corso specialistico che riguardi i trasporti. Corso che esisteva presso la nostra Università Mediterranea e che, però, è stato soppresso qualche anno fa senza un apparente motivo, visto che di trasporti sia marittimi che stradali e ferroviari questa regione ne ha un’atavica carenza. Cosa dovrebbero fare allora questi nostri studenti, se non frequentare università situate in altri territori? Ora, se i docenti ci sono e la domanda pure, perché chiudere il corso? Perché costringere dei genitori a caricarsi le spese di un figlio fuori sede ed il dolore di non averli a casa con loro? Quale logica ha potuto guidare il rettore in questa scelta? Perché invece di ampliare l’offerta formativa, così che tutti i nostri ragazzi possano avere quantomeno la possibilità di scelta, si nega loro ogni futuro nella nostra città? Immagino che la risposta alla mia domanda sia che non ci sono fondi. Oramai in Italia si sente solo questa solfa. Poi, però, si sprecano soldi per master inutili, consulenze improbabili e corsi fantasma. È nostro convincimento che le poche risorse di cui disponiamo debbano essere gestite per il bene collettivo e non per favorire le esigenze di pochi a discapito di molti, che si debba interpretare il territorio, integrare e sfruttare l’esistente garantendo il massimo vantaggio per la collettività. L’università e la scuola più in generale sono state vittime negli ultimi decenni di una spoliazione di contenuti formativi e culturali invasi dalla politica più becera che di fatto ne ha snaturato i compiti e le finalità, preferendo non investire sulla qualità e sulla professionalità, ma piuttosto immaginando la formazione scolastica come un immenso pozzo di voti e di consenso. Le statistiche parlano chiaro e ci dicono che il nostro ateneo non brilla per qualità ed è poco appetibile dagli studenti reggini e non. Forse, sarebbe il caso di invertire la rotta.
La Vice Presidente
Giovannina Raineri