L’Italia e la Tunisia non sono poi così lontane. E la precisazione vale non soltanto per la breve distanza geografica tra le due nazioni dell’area mediterranea, ma anche e soprattutto per fenomeni in grande crescita che, nolenti o volenti, rischiano di accomunare – sicuramente non completamente, ma almeno in parte – i destini delle due terre che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Ieri sera, a Gaggiano, piccolo centro di 9 mila abitanti della città metropolitana di Milano, la Digos ha arrestato un marocchino di 22 anni, T.A. che, secondo quanto ritenuto dalle autorità tunisine, sarebbe coinvolto nell’attentato al Museo Nazionale del Bardo a Tunisi.
La notizia, già di per se preoccupante, è inoltre aggravata dalle modalità attraverso le quali il giovane sarebbe arrivato nel nostro Paese, nonostante fosse ricercato a livello internazionale. Il marocchino, infatti, secondo quanto emerso e riportato da organi di stampa come “ilGiornale”, sarebbe arrivato nel nostro Paese, a Porto Empedocle, a bordo di un barcone – uno dei tanti barconi che giungono sulle nostre coste con frequenza ormai regolare – in compagnia di altre 90 persone nel febbraio scorso. Una volta arrivato, in quanto clandestino, sarebbe stato colpito da un ordine di espulsione, emesso dal Questore di Agrigento. In Patria, secondo le indagini condotte dalle forze dell’ordine tunisine, avrebbe preso parte all’organizzazione della strage del Bardo, costata la vita anche a quattro nostri connazionali, sia per ciò che attiene la panificazione che per quanto riguarda l’esecuzione materiale. Tornato in Italia avrebbe, infine, raggiunto la propria famiglia, madre e fratelli provvisti di permesso di soggiorno. Nei confronti dell’uomo pende l’accusa di terrorismo internazionale e, quindi, di omicidio, sequestro di persona a mano armata e adesione a una organizzazione terroristica.
Si tratta di una vicenda dai contorni ancora poco chiari, rispetto alla quale si dovrà fare la necessaria chiarezza nelle prossime ore, soprattutto perché, nonostante le recenti rassicurazioni del Ministero dell’Interno Alfano e gli odierni complimenti rivolti agli uomini delle Forze dell’Ordine impiegati nella complessa operazione, si ripropone con preoccupazione la questione del potenziale ingresso di terroristi dell’interno del nostro paese attraverso i barconi usati dai migranti. Questione delicata che si allaccia a quelle, altrettanto delicate, dei viaggi di reclutamento di nuovi jihadisti e dei traffici di esseri umani che generano enormi fiumi di denaro. Nel caso del marocchino arrestato nel milanese, sebbene segnalato dalle autorità tunisine, per il momento, non risulterebbero attività di questo tenore nel nostro Paese, e non è detto che emergeranno in futuro, tuttavia, rimane necessario continuare a mantenere alto l’allarme e la soglia di attenzione rispetto al possibile intensificarsi di questi fenomeni, già ampiamente diffusi, non solo sul territorio ma anche sulle piattaforme telematiche. Sono in corso accertamenti e indagini da parte degli uomini della Polizia di Stato e della Digos che, tra l’altro, sono chiamati a valutare le testimonianze dei familiari del giovane che hanno dichiarato che T.A., al momento della strage al Museo del Bardo, si trovasse in realtà in Italia, non avendo lasciato il Paese, smentendo pertanto la ricostruzione fatta in Tunisia.