Che la sentenza della Corte Costituzionale sulla Riforma Fornero avrebbe creato dubbi e perplessità sia rispetto alle scelte fatte dall’allora Ministro del Governo Monti che in ordine alle ricadute future sul fronte del fisco italiano, è considerazione abbastanza scontata. Ciò che, invece, è meno scontato è la scelta che dovrà prendere l’esecutivo guidato dal segretario del Pd, che pure aveva difeso l’intervento legislativo riformatore in tema di pensioni, considerando ammissibile solo in minima parte la retrospettiva di interventi diretti a rimettere al centro del dibattito politico almeno le situazioni più controverse.
Matteo Renzi, per farla breve, si è ritrovato tra le mani l’ennesima patata bollente, resa persino incandescente dall’ultima uscita in ordine di tempo del segretario di Scelta Civica, nonché Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Enrico Zanetti, secondo il quale – si legge sul sito del Tgcom – è da escludere “che sia possibile restituire a tutti l’indicizzazione delle pensioni”. “Per quelle più alte (probabilmente 3-4 mila euro al mese) – ha, inoltre, precisato alzando il tiro – sarebbe immorale e il Governo deve dirlo forte. Occorre farlo solo per la fasce più basse”.
Una dichiarazione, questa, che, sebbene espressa a titolo personale, come chiarito dallo stesso Zanetti, farà enormemente discutere ed infiammerà un dibattito che già altri – tra i quali il segretario della Lega nord, Matteo Salvini, e il Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni – stanno conducendo da mesi, trasformando la questione in un vero e proprio cavallo di battaglia.
