La questione Italicum continua a tenere banco e a occupare la cronaca politica senza esclusione di colpi. Non è possibile fare previsioni in merito a quello che potrebbe accadere, perché se l’opposizione pare ormai completamente orientata sul no e sulla denuncia dell’atteggiamento del Premier, non pochi dubbi, invece, suscita la posizione della minoranza Pd. Oggi l’ex segretario Bersani, che nei giorni scorsi aveva pesantemente polemizzato con l’ex sindaco di Firenze, è tornato farsi sentire, dichiarando che, lungi da lui la volontà di lasciare il Pd, è stato proprio Renzi il vero responsabile dello strappo.
La posizione di Bersani
Insomma la situazione pare aggravarsi e Bersani non intende cedere il passo. Almeno questo è quello che sembra. “La penso come Roberto Speranza – aveva ieri sulla sua pagine facebook – Ho votato diciassette volte (!) alla camera la fiducia al governo, più di una volta al mese. Sono pronto a votare per altre diciassette volte su atti di governo che riguardino il governo”. “Sulla democrazia – aveva, tuttavia, precisato – un governo non mette la fiducia. Si sta creando così un precedente davvero serio, di cui andrebbe valutata la portata. Questa fiducia io non la voterò”. Intervistato dal Corriere della Sera, inoltre, ha parlato di una scelta – quella della fiducia sulla Legge elettorale – che necessità un’assunzione di responsabilità da parte di ognuno, perché in gioco non è il Governo, né tanto meno le divergenze tra lui e Presidente del Consiglio, ma “una cosuccia che si chiama democrazia”
Opposizione, minoranza Pd e la democrazia per Renzi
E la dura presa di posizione dell’ex candidato alla guida del Paese della coalizione di centrosinistra “Italia, bene comune” potrebbe essere seguita da altri. Opposizione a parte, è la minoranza del Pd a mettere il (non eletto) Premier in bilico. Una domanda resta, tuttavia, ancora irrisolta. Com’è possibile che la maggioranza del Parlamentari Pd, che prima hanno sostenuto il progetto di Bersani, che evidentemente è diverso da quello di Renzi, adesso, come se nulla fosse, siano totalmente schierati a favore del premier-segretario? Un Premier che, pur non essendo stato eletto pur essendo sorretto da una maggioranza che non gode di legittimità popolare, ha il coraggio di dichiarare che “non c’è cosa più democratica di mettere la fiducia, se passa, il governo va avanti. Altrimenti va a casa”. Ad un osservatore più attento potrebbe sembrare una prova di forza o, peggio, una minaccia velata.