Oggi alle 17.00 presso la sala conferenze della sede di Reggio Futura, è stata indetta una conferenza stampa che vede nel tavolo dei relatori una piccola rappresentanza del gruppo di RF, con Antonella Postorino, moderatrice del dibattito, Maria Cristina Nucera, Lucia Mazzeo, Anna Serra e il consigliere comunale Antonino Matalone. Antonella Postorino, all’atto della presentazione del dibattito, annuncia che le donne di Reggio Futura sono contente che il loro lavoro venga apprezzato già in fase di elaborazione e pertanto si aspettano che questo venga gratificato anche con azioni concrete, specificando che il loro impegno politico ha per unico obiettivo puntare allo sviluppo del territorio, mettendo a disposizione le competenze e le energie necessarie per l’attuazione di strategie condivise. La stessa Postorino dà avvio ai lavori affermando quanto segue: “Qualcuno disse che “con la cultura non si mangia” eppure il tema di EXPO 2015 racchiude sia il concetto di “cultura” sia quello di “alimentazione”, che se messe in rete possono puntare allo sviluppo del territorio in vista dell’evento mondiale che vedrà le regioni italiane protagoniste, per ben sei mesi, e beneficiarie di opportunità senza precedenti. Partendo dal concetto di “messa in rete del patrimonio storico culturale” il gruppo di dirigenti di Reggio Futura, dopo aver esaminato le linee guida di Expo 2015, sono qui per esporre al consigliere comunale Matalone (RF), i risultati del lavoro da loro svolto, sullo stato del patrimonio storico-culturale della città, che in prossimità dell’inaugurazione della manifestazione, si presenta totalmente abbandonato e privo di una programmazione che tenga conto dell’ipotetica messa a punto di un adeguato Distretto Culturale in grado di attrarre flussi di visitatori”. Antonella Postorino fornisce alcune notizie circa EXPO 2015, partendo dal conto alla rovescia all’inizio dell’evento: “Manca esattamente un mese all’inizio del più grande evento universale mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione nel quale l’Italia sarà la vetrina mondiale, e i Paesi di tutto il mondo mostreranno il meglio delle proprie tecnologie per riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Le attività previste a partire dall’1 maggio, fino al 31 ottobre, non solo coinvolgeranno la città di Milano, sede universale dell’evento, ma tantissime città italiane già organizzate da tempo, soprattutto nelle regioni settentrionali, per accogliere i flussi di turisti che per ben sei mesi arriveranno in Italia da tutte le parti del mondo. Sono stati preventivati, infatti, più di 20 milioni di visitatori che oltre a convogliare verso il grande polo milanese, i cui padiglioni saranno organizzati su un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri, si dislocheranno su tutto il territorio nazionale italiano per scoprire il patrimonio artistico e culturale, nonché le risorse gastronomiche locali che ogni regione avrà modo di far conoscere. Vogliamo far notare che sul sito ufficiale di EXPO, alla voce Territorio, appare che le destinazioni proposte (probabilmente perché già organizzate) saranno nel cuore dell’Italia settentrionale, dalla Lombardia al Piemonte, dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia fino al cuore delle città di Parma e Bologna, che si preparano ad accogliere e conquistare i visitatori di Expo Milano 2015, svelando al mondo il loro ricco patrimonio culturale, artistico e gastronomico. Ma le città già organizzate, non sono altro, così come si può accertare da un elenco facilmente reperibile su internet, che quelle firmatarie dei protocolli d’intesa (stilati tra il 2007 e il 2010) con il sindaco del Comune di Milano, elenco nel quale appare anche la città di Reggio Calabria, tra le poche città del sud beneficiarie di questo privilegio. Il protocollo fu firmato il 9 marzo 2009, dai sindaci, allora in carica, di Reggio e Milano, Giuseppe Scopelliti e Letizia Moratti, nel corso di una cerimonia svoltasi presso la Sala dei Lampadari del Municipio reggino. Una collaborazione in rappresentanza dell’unità del Paese: Nord e Sud insieme per Expo. Il completamento ideale dei Protocolli già sottoscritti con Roma, Napoli ai quali, dopo Reggio, fecero seguito quelli di altre città del sud. Il sindaco Moratti esordì dicendo – Expo è un grande progetto per il Paese e con Reggio Calabria si concretizzerà attraverso una serie di scambi culturali secondo quelle che saranno le volontà della città dello Stretto: la sua immagine, la sua attrattività meritano tutte le occasioni di rilancio……. Reggio Calabria è una città ideale per la promozione di Expo. Una città di grande bellezza, che attrae visitatori da ogni parte del mondo. Si tratta di far dialogare queste eccellenze reggine – ha proseguito il Sindaco di Milano – non solo tra di loro, ma anche con chi nel mondo porta avanti progetti compatibili con i loro settori di interessi. C’è poi la Calabria dell’alimentazione, dei prodotti tipici, dell’agricoltura. Penso all’industria dei profumi, nota nel mondo, all’eccellenza del settore ortofrutticolo, all’artigianato e naturalmente al turismo. Tutti settori chiave dell’evento Expo: tutti settori che consentiranno a Reggio di giocare un ruolo di primo piano, a vantaggio di tutto il Paese”. Secondo il Sindaco Moratti ”durante i sei mesi della manifestazione, che prevedono l’arrivo di 21 milioni di visitatori saranno venduti pacchetti turistici congiunti, immaginando dei percorsi per garantirne la presenza anche a Reggio Calabria. Il progetto, sottoscritto con il sindaco Scopelliti, si svilupperà attraverso un rapporto sinergico tra le nostre Università e per rafforzare la produzione e le tipicità di Reggio con collaborazioni di tipo economico-produttive. Expo sarà sicuramente uno strumento per proseguire su quel processo già avviato di valorizzazione delle risorse culturali presenti a Reggio Calabria. Il sindaco Scopelliti concluse – Reggio Calabria entra a pieno titolo in questo grande evento e vuole creare sinergie con Milano anche attraverso percorsi culturali condivisi e progetti di promozione. Quanto enunciato nel protocollo d’intesa, era stato avviato con una serie di intense attività che l’amministrazione reggina aveva messo in atto con un processo di Valorizzazione delle risorse culturali che non escludeva nessuna emergenza culturale dal circuito di fruibilità realizzato non solo virtualmente ma anche fisicamente, basti ricordare il bus navetta turistico e la realizzazione del Tapis Roulant, elemento di mobilità urbana capace di mettere in diretta relazione tantissimi siti di valenza storico/artistica (niente di nuovo considerando che in tutte le città d’arte esistono sistemi alternativi di trasporto urbano). La nostra preoccupazione deriva da quanto oggi emerge analizzando lo stato di fatto dei nostri giacimenti culturali, in totale abbandono e prendono atto di quanto enunciato nel Protocollo del 2009, anche in considerazione del fatto che pur essendo cambiati gli assetti politici (che comunque sarebbero stati destinati a un cambiamento), perché non mantenere fede all’accordo preso? Perché l’attuale Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, in carica da quasi 6 mesi (la stessa durata che avrà EXPO), non ha concordato con il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia (del suo stesso schieramento politico) di dar seguito al protocollo? Sarebbe stata un’azione di continuità non politica bensì strategica che avrebbe potuto portare grandi benefici all’intera città di Reggio Calabria rilanciandone un’immagine positiva. Oggi si parla di accordi con le compagnie aeree, di eventuali pacchetti turistici, già promossi dalle amministrazioni precedenti sia a livello locale sia a livello regionale, proposte sostenute, nel mese di settembre 2014, con una petizione popolare organizzata da Reggio Futura quando Vittorio Sgarbi si dibatteva per spostare i Bronzi a Milano, istanza che proponeva la costruzione di un progetto pilota per la messa in rete del patrimonio culturale della città, organizzato in occasione di EXPO ma con effetti permanenti sul territorio. Voglio sottolineare che non è sufficiente implementare la mobilità verso Reggio Calabria, ma bisogna lavorare sull’offerta turistica e sull’efficienza dei servizi, perché Reggio non è solo la città dei Bronzi di Riace, come molti vogliono far credere, per cui dopo la visita “mordi e fuggi”, non c’è più nulla da vedere, io assieme alle colleghe di Reggio Futura abbiamo voluto sperimentare personalmente un percorso culturale, ricco di risorse materiali e immateriali che necessitano solo di essere valorizzate, attraverso strumenti di pianificazione e programmazione. Dobbiamo essere onesti e riconoscere che la nostra città ha un patrimonio monumentale, archeologico, artistico, superiore alla nostra capacità di saperlo adeguatamente valorizzare, infatti allo stato attuale noi abbiamo solo giacimenti culturali, risorse alle quali bisogna conferire economicità e redditività, ossia fruizioni di utilità e estetica, perché esso rappresenta un vantaggio competitivo da valorizzare ai fini dello sviluppo e della realizzazione di posti di lavoro. Fin quando ciò non avverrà resteranno solo risorse che produrranno esclusivamente costi insostenibili per l’amministrazione. La nostra analisi ci conduce a proporre la messa a punto di un Il distretto culturale cioè di un sistema organizzato, territorialmente delimitato, di relazioni, il cui presupposto è caratterizzato dall’integrazione del processo di valorizzazione delle risorse culturali, sia materiali che immateriali, con il sistema delle infrastrutture che ne assicurano la fruibilità, con il sistema delle organizzazioni che erogano servizi e con gli altri settori produttivi a esso connessi. Di fondamentale importanza sarà la realizzazione di sinergie con le associazioni culturali e le associazioni di categoria, le scuole e la cittadinanza attiva. Il distretto vuole mettere in rete il patrimonio culturale che individua i poli nel Palazzo Piacentini, Villa Zerbi, Pinacoteca, Castello Aragonese, Monastero della Visitazione, Teatro Cilea, Archivi e Biblioteche, attorno a questi poli si dislocano i percorsi turistici che metteranno a sistema non solo le emergenze archeologiche ma tutti beni materiali e immateriali, quelli demoetnoantropologici, le tipicità gastronomiche che necessariamente devono avere il marchio EXPO 2015 con l’attivazione dei possibili patrocini, tutto reso fruibile con sistemi di segnaletica e infopoint che possano consentire al visitatore di muoversi autonomamente sul territorio urbano. Per meglio illustrare al consigliere Matalone la sintesi dei nostri sopralluoghi passo la parola alle colleghe di Reggio Futura iniziando da Maria Cristina Nucera, che si è occupata del Palazzo Piacentini e di Villa Zerbi”. “Finalmente dopo molti, troppi anni, in questo mese di Aprile (si spera), il nostro amato Palazzo Piacentini riaprirà tutte le sale alla cittadinanza. Reggio riavrà il grande Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia, vanto ed orgoglio di una Regione intera – prosegue Maria Cristina Nucera – ci permettiamo di fare richiesta all’Amministrazione Comunale di due cose molto importanti, la prima che si attui un monitoraggio del cronoprogramma dei lavori (già avviato da alcuni esponenti Reggio Futura quando era in carica la dottoressa Simonetta Bonomi), affinché l’agognata e inderogabile riapertura si concretizzi, nei termini stabiliti, pertanto non solo di essere burocraticamente pronto in concomitanza dell’evento universale, ma soprattutto che sia un museo all’altezza dei tempi, capace di raccontare sapientemente la storia dei propri tesori e non li offra solo alla contemplazione, rischiando di banalizzare le rarità in esso contenute. Giusto per rammentare parliamo dei reperti della Calabria preistorica, delle testimonianze delle colonie greche in Calabria, oltre che dei Bronzi di Riace che imperano in una sala bianca, voluta così per farne risaltare la loro maestosità e non sottovalutando il tesoro dell’archeologia subacquea. La seconda richiesta, che preferirei definirla invito, è che vi sia continuità con quanto già avviato in passato dalla Governance di centro-destra per il rilancio culturale della città affinché nulla venga perso ma concretizzato perché il “ritorno dei Bronzi” nella loro sede (incompleta) non era altro che il primo passo necessario per avviare l’esposizione al mondo intero le nostre eccellete. Mi sto riferendo al PROGETTO 99 IDEAS, un concorso internazionale promosso nel 2013 dal Ministro per la Coesione Territoriale di concerto con il Ministero per i Beni e le Attività culturali, in collaborazione con le amministrazioni locali, finalizzato alla valorizzazione e allo sviluppo di alcune aree significative del nostro Paese. I siti prescelti erano stati Sulcis, Pompei e Reggio Calabria. Noi chiediamo che le cinque idee risultate vincitrici (REGGIORAMM rete archeologica metropolitana multimediale; MX4M mobilità per mare museo mito montagna; Il corridoio De Nava; La città degli eroi; Adventures in Calabria) vengano realizzate in seno alla programmazione comunitaria 2014-20120, perché capaci di valorizzare le risorse paesaggistiche e storico-culturali del territorio, in grado di promuovere il turismo culturale, sviluppare nuovi ambiti produttivi e innovativi che coinvolgono soprattutto le nuove generazioni, attrarre investimenti (anche stranieri), perché la cultura e il turismo sono motori di sviluppo economico e Reggio ha molto da raccontare e offrire perché dotata di realtà culturali straordinarie purtroppo spesso dimenticate. Abbiamo l’obbligo di rendere la nostra città più attraente e vivibile. Dobbiamo essere pronti ad accogliere i turisti, ad incantarli non solo con le bellezze naturali, ma anche con proposte culturali non approssimate e confuse, ma valide ed indimenticabili. Si pensi alle potenzialità di un Tour del Mito (itinerario via mare dal porto di Reggio fino a Scilla, magari a bordo di una feluca che porterebbe allo sviluppo del sistema portuale turistico della costruenda Città Metropolitana). Perché mai più in nessuno dovrà balenare l’idea che la nostra città sia incapace di valorizzare i propri tesori, a tal proposito voglio ricordare le parole di Benito Benedini, Presidente del gruppo 24 ore che, agli Stati Generali della Cultura, aveva rilanciato la sua assurda proposta di far viaggiare i Bronzi per il mondo, insieme ad altre 20 opere rappresentative della cultura italiana. A questo tentativo di boicottare la nostra città ricordo che i reggini risposero con una petizione che chiedeva l’inamovibilità dei Bronzi e l’apertura del museo tutto. Non rischiamo di insinuare nei visitatori il deleterio dubbio che forse certi tesori starebbero meglio altrove, perché questi tesori appartengono alla Calabria e sono simbolo della rinascita della città. – continua Maria Cristina Nucera – a tale proposito chiediamo la massima attenzione per Villa Zerbi una “perla architettonica” totalmente abbandonata a se stessa. E pensare che, dal 2004 al 2011, è stata location permanente di eventi di altissimo spessore culturale di fama internazionale. Solo per ricordarne qualcuno unica fu la mostra EGITTO MAI VISTO. LE DIMORE ETERNE DI ASSIUT E GEBELIN, allestita nel 2010, con 400 reperti che dal MUSEO EGIZIO DI TORINO sono giunti nella nostra città trovando nelle sale di Villa Zerbi, una suggestiva collocazione, si trattava di 12 sarcofagi ed un numero considerevole di fotografie della missione archeologica in quelle terre lontane nei primi anni del 900. E poi tantissime mostre che hanno raccontato la nostra Storia (Cent’anni dal terremoto; Segni della città che c’era; Documenti d’epoca e reperti architettonici recuperati nei palazzi del’600 e del ‘700 della città, distrutti dal terremoto del 1908; Il cinema negli occhi di Tazio Secchiarol e poi mostre du Salvador Dalì, Maria Callas, Rabarama, Tazio Secchiaroli, la sezioni della Mostra Internazionale della Biennale di Venezia, ed ancora Gianni Versace e nomi importanti della realtà reggina come Michele Prestipino e la famiglia Mauro). Sappiamo che Villa Zerbi non è più di competenza comunale, ma chiediamo agli uomini alla guida della città di fermarsi a riflettere per cercare soluzioni o ascoltare quanto noi abbiamo da proporre. La Governance di Centrodestra, prima del commissariamento, aveva ottenuto dai proprietari dell’immobile la concessione gratuita triennale e il taglio del debito pregresso. Perché non riattivare quell’accordo? Magari ridarle nuovamente vita con una prima Mostra su Mattia Preti, già finanziata dalla Regione Calabria ed un’altra ancora su Fortunato Seminara, che con il suo romanzo Le Baracche contribuì a dare vita al Neorealismo italiano ed ancora Mario La Cava. Non si abbia paura di ripercorrere quella strada già tracciata, che tanto beneficio aveva portato alla nostra città. Chiediamo la motivazione, l’impegno degli odierni amministratori per ridarle dignità perché Villa Zerbi merita ben altro che essere annoverata fra le SPESE INSOSTENIBILI.
NOI TUTTE SIAMO QUI PRONTE A COLLABORARE, METTENDO IN CAMPO LE COMPETENZE NECESSARIE PER LA REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO PERMANENTE, CHE VALORIZZI L’ IDENTITA’ CULTURALE DELLA NOSTRA CITTA’ E DELLA NOSTRA REGIONE.
Perché la cultura è un bene prezioso che va tutelato e salvaguardato, non è un costo ma un investimento, è una risorsa fondamentale per la crescita di ogni società civile”. Antonella Postorino passa la parola ad Anna Serra, che ha approfondito la sua analisi sulla Pianacoteca: “In prossimità dell’evento EXPO 2015 bisogna prendere atto che devono essere create velocemente le condizioni per riportare in questa città eventi culturali di eccellenza. In quest’ottica la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria, ha un ruolo fondamentale e deve essere messa nelle condizioni di recuperare nella sua importante funzione culturale. Ho potuto personalmente constatare, infatti che un luogo così importante rimanga chiuso il sabato e la domenica, perché costretto a rispettare gli orari di ufficio della pubblica amministrazione. Tra l’altro questo sito è sconosciuto agli stessi reggini, non è pubblicizzato pur esponendo al suo interno capolavori che di valore inestimabile, come le due tavole di Antonello da Messina, la grande tela del Mattia Preti, tele del ‘600 e del ‘700. Vantiamo, inoltre, opere di prestigiosi pittori meridionali tra cui Giuseppe Benassai e Renato Guttuso, ma anche sculture di altrettanti autorevoli artisti del mezzogiorno (Francesco Jerace, Rocco Larussa, Pasquale Panetta, Saverio Gatto, Emilio Caputo) e soprattutto il Laocoonte di Pietro Bernini – continua Anna Serra – addirittura nel caveau sono custoditi quadri che la famiglia Vitrioli ha donato all’Amministrazione di centro-destra, mai esposti in attesa di essere restaurati e allocati nei locali dell’ex Monastero della Visitazione, che dovrebbe diventare la nuova sede del Museo Civico”. Antonella Postorino chiede a Lucia Mazzeo, di mettere a fuoco alcune problematiche legate alla fruibilità dell’archivio di Stato, spesso dimenticato pur rappresentando un polo indispensabile per la valorizzazione storico culturale della nostra città: “Una menzione particolare la merita l’Archivio di Stato, sconosciuto alla maggior parte della nostra cittadinanza, nel quale, grazie al lavoro della Dirigente D.ssa Marra, si opera per un impegno costante e speciale rivolto alla diffusione della conoscenza del patrimonio e dove gli eventi sono finalizzati a rendere più solido il rapporto tra tradizione culturale e territorio, rinsaldando, attraverso lo scavo archivistico, il senso di appartenenza alla tradizione culturale comune. Moltissime sono state, nel corso di questi ultimi anni, le attività di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale della nostra città, cito tra le più importanti la mostra di “Gioielli e Ornamenti nella Magna Grecia”, “Antichi telai e nuove griffe”, volta a far conoscere la storia della tessitura, industria di grande rilievo nel passato della nostra economia. I tessuti antichi in seta e ginestra, offerti per l’esposizione anche da numerosi privati, sono stati accostati ai tessuti attuali. Prodotti nella Locride; tessuti che sono divenuti abiti della griffe Cangiari. Nell’ottobre del 2014, in occasione del centenario della prima guerra mondiale, è stata allestita una mostra, tutt’ora in corso, per ricordare con documenti fotografie e reperti dei quattro anni di conflitto che hanno cambiato la storia degli Stati d’Europa e degli europei. Nel percorso documentario un’attenzione particolare è stata rivolta al territorio reggino, ma la tensione e il coinvolgimento agli eventi di guerra hanno un respiro internazionale. Bene Culturale quindi importantissimo, che sicuramente merita molta più visibilità. Attualmente ubicato in una traversa quasi sconosciuta della zona nord della città, molto decentrato quindi rispetto agli altri siti culturali esistenti nel centro cittadino, avrebbe bisogno, da parte dell’amministrazione comunale, una maggiore attenzione volta soprattutto alla ricerca di un sito centrale e di rilievo in grado di valorizzare la grande importanza che riveste (con i suoi 14 km di documenti), ma che sia facilmente raggiungibile anche dai turisti; si richiede che sia inserito in un circuito museale – continua Lucia Mazzeo rivolgendosi all’Amministrazione Comunale – bisogna che chi ci governa si faccia carico di porre all’attenzione pubblica la conoscenza di questo importantissimo sito culturale affinché non rimanga solamente un bacino culturale riservato a una nicchia ristretta di intellettuali ma che possa essere fruito da tutti cittadini e dai turisti. I Rappresentanti politici oltre a non dover vanificare ciò che è stato fatto dalle precedenti amministrazioni in tema cultura, devono capire che è necessario che ci sia una nuova strategia che la metta in risalto e che contempli, accanto ad una gestione più efficace dell’immensa ricchezza culturale del nostro territorio, anche l’attivazione di politiche in favore dell’industria culturale e creativa, che può aprire importanti prospettive di occupazione qualificata. È necessario che la città si riappropri della grande cultura. È proprio da qui che bisogna ripartire per gettare le fondamenta di una rinascita che sia occasione di sviluppo per l’intero sistema sociale ed economico – conclude Lucia Mazzeo – Qualcuno ha detto “chi non ricorda non vive”. È fondamentale, per la nostra città, saper conservare e sapersi prendere cura del proprio passato, la cui conservazione è imprescindibile requisito per la conoscenza di se e degli altri”. Dopo gli interventi delle colleghe Antonella Postorino riprende la parola: “purtroppo i tempi previsti per una conferenza stampa non sono sufficienti per esporre tutta la nostra ricerca, ma non possiamo non esporre, seppur velocemente alcune osservazioni emerse sul Castello Aragonese, una delle nostre emergenze più antiche (secolo XIV), sopravvissuto in parte alle distruzioni di terremoti, è stato rimaneggiato per vicende urbanistiche nei primi anni del secolo attuale. Dopo un’attenta disamina dei documenti e dell’iter dei lavori effettuati nel 1998/2000 e dell’avviato l’iter amministrativo per la valorizzazione del sito nel 2006. Il sito oggi costituisce un’occasione unica ed irripetibile di sviluppo per l’intero comprensorio reggino. La ristrutturazione del castello, ad oggi, è stata quasi ultimata. Presto sarà in condizione di poter ospitare una molteplice serie di servizi culturali/formativi, di ricerca, ricreativi, commerciali, e di accoglienza e ristoro. L’atto di concessione (2008) della Regione Calabria al Comune per la valorizzazione del castello nell’ambito dell’accordo di programma quadro Beni Culturali, ha dato avvio ad un appalto aggiudicato nel 2010, i cui termini progettuali prevedevano, oltre alla messa a norma degli ambienti in termini di sicurezza e igiene, prevedeva una destinazione d’uso (mostre, aree museali, saletta conferenze, ecc.) degli ambienti interni del castello in modo che si potesse offrire al visitatore un alto interesse culturale durante tutti i periodi dell’anno. Inoltre erano previste l’organizzazione di uno “spazio museale” all’aperto in una parte dei giardini interni; l’utilizzo del terrazzo non solo come punto panoramico, ma anche come area museale o per concerti nella stagione estiva e l’utilizzo a fine museale e/o mostre temporanee di aree che originariamente erano chiuse. Dette esigenze scaturivano da un miglioramento funzionale del complesso per rendere più fruibili gli spazi interni ed esterni prevedendosi non soltanto interventi di completamento e di finitura non compresi nel precedente intervento ma anche integrazioni strutturali a servizio del bene culturale. Vista l’immediata disponibilità di questo bene, bisogna mettere in evidenza che la tutela e la valorizzazione dei valori storico-culturali del castello sono da considerare la vera ricchezza intorno alla quale costruire un sistema compatibile di servizi utili per la fruizione dei cittadini, per le necessità degli operatori turistici, del mondo della scuola, dell’alta formazione e divulgazione scientifica. In correlazione con le attività turistico-culturali e didattico-formative legate alla fruizione pubblica del bene, trovano un loro senso e il necessario spazio le attività di maggiore valenza “commerciale” tra le quali l’attivazione del previsto centro congressi, di un punto di ristoro, di un’area con botteghe artigianali, di un’area verde attrezzata per accogliere eventi e manifestazioni all’aperto. Rendere il castello centro propulsore di diffusione culturale è da ritenere una scelta vincente (visto l’investimento economico effettuato per la sua riqualificazione). Trasformarlo in laboratorio permanente di progettualità e pianificazione di percorsi culturali ragionati, al fine identificare un peculiare approccio al mondo storico/culturale “il Turismo culturale” – un nuovo “viaggio di conoscenza” basato sulla esplorazione dei luoghi, dei contesti sociali e culturali per coglierne la vera essenza. Sarà opportuno ampliare e diversificare l’offerta culturale per rispondere alle esigenze e ai fabbisogni dei differenti tipi di pubblico (residenti, turisti, studenti…), e per garantire la più vasta aderenza possibile sia alle attese interne al territorio (crescita economica e creazione di nuove opportunità professionali e occupazionali) che a quelle esterne ad esso. In quest’ambito le proposte vengono parametrate ai vari gradi e livelli di interesse in base ad età, scolarità e formazione – Gruppi organizzati, sempre di provenienza extra-regionale, coinvolti dalle proposte di interscambio culturale e dal rapporto qualità/costo dell’offerta del prodotto “Reggio” – Fruitori estemporanei coinvolti dalle proposte tematiche rispondenti alle loro singole aspettative (cultura, arte, tradizioni popolari, storia, enogastronomia) attraverso una sollecitazione mediatica mirata ed incentrata sulla Mostra di richiamo legata al tematismo offerto e propedeutica all’approfondimento territoriale – continua Antonella Postorino – noi vogliamo lanciare delle proposte realizzabili nel medio/lungo periodo (2/3 anni) attraverso attivazione di forme di gestione condivisa, d’intesa con associazioni e privati e con progetti adeguati di animazione e promozione culturale. Processi virtuosi i cui costi graverebbero sull’Amministrazione comunale solo in parte, per il necessario coordinamento e la predisposizione di rapide linee guida sull’operatività e che dovrebbero partire dalla valorizzazione del capitale umano già presente. Ciò può facilitare la diffusione di un territorio socialmente responsabile. E l’attivazione di Forum Tematici, che andrebbero a coinvolgere la scuola, le Università pubbliche e private, gli Istituti di cultura, le Istituzioni preposte alla salvaguardia e tutela dei beni culturali, le Associazioni culturali più attive, potranno utilizzare questa struttura così nobile per la sua rilevanza storico/culturale ed avviare tavoli di confronto e giungere ad una comune programmazione (Comitato cittadino) che abbia l’istituzione come momento di raccordo e di proposta. Obiettivo consiste nell’ovviare all’organizzazione di eventi, mostre, convegni, workshop, privi di un filo conduttore narrativo – Sul Castello conclude Antonella Postorino – avremmo anche preso in considerazione una valutazione dei costi di gestione, che riteniamo inopportuno descrivere in questa sede ma che metteremo a disposizione dell’Amministrazione Comunale, qualora ne fosse interessata”. Sul tema del Monastero della Visitazione Antonella Postorino vuole aggiungere: “Il complesso monastico sorge nella parte alta della città, raggiungibile dal lungomare attraverso l’asse verticale di mobilità costituito dal tapis – roulant e dagli ascensori che sostituiranno l’ultima parte della scalinata. Il plesso sito in via Reggio Campi, nel dicembre 2001 fu acquistato dal Comune di Reggio Calabria con l’intento di destinarlo a finalità pubbliche ed istituzionali. L’Amministrazione successiva, credendo nelle potenzialità dell’ex Monastero, ne inserì il recupero e la rifunzionalizzazione nell’ambito nel Progetto Integrato di Sviluppo Urbano (P.I.S.U.). Un primo intervento, finanziato dal Comune e da altre risorse pervenute dalla Regione nell’ambito dell’APQ beni culturali, ha consentito il recupero conservativo del piano terreno, prevedendo la destinazione di questi locali per l’Archivio storico del Comune e della Pinacoteca Civica. Un secondo intervento, finanziato dal POR Calabria FESR 2007-2013 per un importo pari a circa 5 milioni di euro, mediante bando regionale del 2012, ha l’obiettivo di integrare strategicamente l’offerta culturale della città, attraverso il completamento delle opere di recupero del complesso architettonico che ospitava le suore di clausura. In particolare, si tratta di restaurare i locali del primo piano da destinare al Museo del Territorio, ovvero una sorta di museo integrato della storia dell’evoluzione urbanistica della città, della cultura contadina e di quella materiale legata ai cicli produttivi (il bergamotto, il gelsomino la ginestra, il vino, l’olio, i sistemi di irrigazione, ecc…). Si intende, quindi, conferire all’intero complesso monastico una specifica identità che è quella di ospitare la cittadella della cultura, una sorta di museo integrato con la città e con la sua offerta culturale, il cui scopo sarà quello di individuare le risorse da valorizzare e promuovere, ma aperto anche ad altre realtà culturali. Sono previsti ampi spazi dove ospitare mostre nell’ambito di manifestazioni a carattere nazionale o internazionale, collettive d’arte, conferenze e convegni, laboratori didattici, oltre che zone da dedicare a temi specifici. I locali del primo piano dovranno ospitare anche reperti attualmente custoditi presso il Museo Nazionale che fanno parte della dotazione dell’antico Museo civico reggino. Da progetto, inoltre, è prevista la possibilità di esporre nei locali anche reperti di consistenza volumetrica che possono essere allocati nelle aree all’aperto, di pertinenza del Monastero. Particolarmente interessante, poi, l’aspetto ambientale: il sito, infatti, dovrà essere arricchito con la riqualificazione degli spazi verdi che ospitano un aranceto. Il Monastero diverrà, dunque, punto di arrivo di quel percorso strategico ed innovativo di mobilità urbana, avviato da Giuseppe Scopelliti e punto d’eccellenza di un circuito culturale, archeologico e turistico della nostra città che si arricchisce, insieme al rinnovato Museo nazionale, con questo complesso che ospiterà il Museo civico, l’Archivio e la Pinacoteca cittadina. Tale progetto aveva e ha come fine quello di strutturare la presenza della cultura a Reggio Calabria posto che noi, il centro-destra, abbiamo sempre creduto che una città senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è una città che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede al di fuori dei suoi confini, negandosi così un futuro vero, autentico e soprattutto libero. Puntiamo su arte e cultura per vincere la sfida al provincialismo e la guerra contro la crisi e la recessione”. Conclude Antonella Postorino: “ci sarebbe tanto da illustrare, anche in merito al Teatro Cilea, e alle potenzialità che esso ha per produrre cultura. Bisognarebbe creare sinergie tra teatro, Conservatorio e Associazioni Artistiche operanti sul territorio, con il coinvolgimento di artisti di fama internazionale che possano offrire la Direzione Artistica senza lasciare nulla all’improvvisazione e allo sfruttamento degli artisti locali. Come il Teatro sono tantissime le iniziative culturali che potrebbero attrarre risorse e interessi, per esempio anche l’attività avviata con il Festival del Cinema, è un vero peccato constatare che già dallo scorso anno non è stata realizzata. Bisogna prendere atto che la cultura è il motore di sviluppo di cui ha bisogno questa città, perché solo attraverso il riconoscimento della stessa ci riapproprieremo di quell’identità culturale che forzatamente ci vuole essere negata per renderci un popolo sottomesso. Noi ci auguriamo che questo nostro intervento, che sono sicura solleverà anche tante polemiche, possa tornare utile all’intera comunità di cittadini”.
Antonella Postorino (RF) – per “ilMetropolitano”