Un team di esperti internazionali con competenze multidisciplinari (sismologia, geochimica, microbiologia, geologia e geofisica) per monitorare e studiare l’eruzione idrotermale di fango Lusi, in Indonesia, nell’ambito del progetto europeo LUSI LAB. Eseguiti per la prima volta campionamenti di fango e gas con un drone dotato di apposita strumentazione, progettata e assemblata in cooperazione tra Ingv e Università di Oslo
Un drone “multifunzione” del Laboratorio nuove tecnologie e strumenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) si è alzato in volo per esplorare per la prima volta una delle più grandi eruzioni idrotermalli al mondo in Indonesia, Lusi. Il monitoraggio e lo studio dell’attività del “vulcano” di fango (tecnicamente si tratta di un sistema idrotermale in bacino sedimentario), rientrano nell’ambito del progetto europeo LUSI LAB, finanziato dal Centre for Earth Evolution and Dynamics (CEED) dell’Università di Oslo. “Lusi è un eccezionale laboratorio naturale”, afferma il ricercatore Adriano Mazzini dell’Università di Oslo, che studia l’eruzione dal 2006 ed è responsabile del progetto LUSI LAB. “E’ ancora oggi in attività e continua a eruttare gas, fango e acqua. Risale al 2006 la sua prima eruzione nel nord est dell’isola di Java a seguito di un terremoto di magnitudo 6.3. Sono quasi 7 i km² di territorio sommersi da fango bollente e 50,000 le persone evacuate. Nei periodi di massima attività Lusi è arrivato a eruttare fino a 180,000 m³ di fango al giorno e le stime sulla sua longevità rimangono altamente speculative”. Obiettivo principale del progetto, capire la struttura interna del “vulcano” e i meccanismi di innesco delle eruzioni, attraverso l’uso di un drone dotato di apposita strumentazione in grado di effettuare non solo campionamenti di gas, fango e agenti inquinanti ma anche fotografie termiche, riprese nel visibile e video in alta definizione. “Punto di forza del velivolo, telecomandato da terra, è arrivare dove l’uomo non riesce, permettendo così di esplorare ambienti estremi, altrimenti inaccessibili, e raccogliere una vasta gamma di dati utili per studiare i meccanismi e le reazioni geochimiche che caratterizzano i siti in eruzione”, spiega Giovanni Romeo, responsabile del Laboratorio Nuove Tecnologie e Strumenti dell’Ingv. Recentemente il Lusi-drone è stato testato con successo, effettuando campionamenti di gas e fango, acquisizioni di immagini visibili e termiche e misurando concentrazioni di gas in aria grazie a un dispositivo, realizzato dal Centro di ricerca CSP Innovazione nelle ICT di Torino, in grado di misurare e georeferenziare differenti specie gassose. Questa tecnica ha permesso la mappatura delle concentrazioni di diversi gas nella zona attorno a Lusi. Ulteriori test e misure saranno importantissimi per completare una stima globale dei gas emessi dal cratere. “Lusi”, prosegue Romeo, “offre ai ricercatori la possibilità di studiare un fenomeno eruttivo in evoluzione dalla sua recente nascita e affinare metodi di indagine da utilizzare sul territorio nazionale”.