“Trent’anni e non dimostrarli”, o meglio: “Trent’anni e non sentirli”. Se un successo resta intramontabile nel tempo è necessario “rinvenirlo” per donargli nuova luce. Una luce contemporanea quella del 2015 che vede tornare nelle sale cinematografiche italiane un capolavoro della commedia nostrana. Stiamo parlando di “Non ci resta che piangere”, di Massimo Troisi e Roberto Benigni (1984), che adesso è stata restaurata e rimasterizzata per volere dello stesso Benigni assieme a Mediaset, Film&Video e Lucky Red. La trama, che resta comunque una novità per le ultime generazioni, vede protagonisti due amici, un insegnante ed un bidello, che si ritroveranno inspiegabilmente nel 1492. I due dovranno affrontare tutte le difficoltà del periodo, ma avranno dalla loro parte l’asso nella manica: le idee del futuro. Il film, uscito nel novembre del ’84 si piazzò in testa alle classifiche italiane dei botteghini, spodestando dal podio un’altra celebre coppia di registi, Spielberg e Lucas con il secondo capitolo della saga Indiana Jones. “Non ci resta che piangere”, nato da un’idea di Benigni e Troisi (“L’idea è nata giocando. Eravamo insieme al Castello di Sorci, vicino ad Arezzo, e giocavamo sempre a stare dieci anni avanti, agli anagrammi…una sera, lui ha cominciato a fare Marx, io a fare Freud. E proprio fingendo di essere personaggi del passato è nato il film”), vide un lavoro di sceneggiatura abbastanza lungo e complesso, per via dei numerosi cambiamenti che – di volta in volta – si susseguirono durante le riprese. Esiste infatti una seconda stesura dove i due protagonisti, Mario e Saverio, si ritrovano coinvolti in un particolare triangolo amoroso. Con il costo di 4 miliardi di lire il film, girato in 13 mesi, ne incassò ben 15.